venerdì 8 marzo 2019

L'imbuto immobiliare


Ci sono più immobili che persone... questo fenomeno non è privo di conseguenze


Abbiamo visto nella puntata precedente che durante le scelte di investimento o in caso di acquisto immobiliare non sempre si presta la dovuta attenzione agli aspetti successori o ad eventi traumatici che purtroppo non sono così improbabili, come un divorzio.

Se domani un governo che ha necessità di trovare nuove entrate riducesse la franchigia della tassa di successione da un milione per erede a 100 mila euro per patrimonio, più una franchigia totale per la prima casa, farebbe una mossa politicamente sostenibile?

Probabilmente Sì se questa imposizione permettesse di continuare a finanziare pensionamenti anticipati o misure di sostegno ai redditi bassi.

Ecco cosa direi se fossi un politico che deve giustificare questo provvedimento.

Cari elettori facciamo un conto e vedrete che per voi non cambierà nulla, ma cambierà per i ricconi. La prima casa resta fuori dal conto, e poiché vogliamo colpire i grandi patrimoni abbassiamo la franchigia a 100 mila euro per tutta l'eredità e non come adesso, che vale un milione per ciascun  erede. Poi mettiamo sull’eccedenza una aliquota del 20% che è più bassa della media europea sulle tasse di successione.

Concretamente: se Il signor Rossi, sposato e con un figlio muore ed aveva la prima casa, un bilocale al mare che vale 200 mila euro e di 200 mila euro investiti tre quarti in obbligaziomi e un quarto in azioni non pagherà quasi nulla.

Con la nostra tassa di successione sulla prima casa si continua a non pagare nulla. Sulla casa al mare che vale 200 mila euro di nuovo non si paga nulla perchè ci sono 100 mila euro di franchigia e l'altra parte è in comproprietà con la moglie. Sui Titoli di Stato non paga nulla perchè sono esenti. Gli eredi pagheranno il 20% solo sui 50 mila euro di azioni. Quei 10 mila euro ci permettono di continuare a finanziare i prepensionamenti e il sostegno ai redditi più bassi e intanto gli eredi hanno acquisito quasi senza colpo ferire due case e praticamente tutto il patrimonio. Nulla di che, vedete: sono i ricchi devono temere.

Tranquillizzante, per l’elettore medio.


Quello che non si noterebbe in quell’esempio è che la riduzione della franchigia colpirebbe i nostri figli. Oggi ci sono molti anziani e pochi giovani: i pochi giovani erediteranno prima o poi molti immobili e con una franchigia bassa la tassa di successione peserà eccome.

Ma qual’è la morale che possiamo trarre da queste considerazioni?

Ve ne suggerisco una: a volte c’è chi fa il giro delle sette banche per provare a rosicchiare un mezzo punticino in più sugli investimenti finanziari, che mediamente per gli italiani sono poca cosa rispetto al patrimonio immobiliare.

Così mentre per gli investimenti in titoli si corre alla ricerca della soluzione più redditizia, almeno in apparenza, incappando poi nei casi estremi come Cirio Parmalat e Tango bond, quando si cambia tipo di investimento magari si resta fermi ad aspettare e sperare che non avvenga il patatrac, anche se è ragionevole immaginare che presto o tardi la fiscalità di favore di cui gode l’Italia sulle successioni sarà riallineata alla media europea.

E il salasso che ne potrebbe risultare potrebbe far impallidire un decennio di rendimenti faticosamente estratti dal patrimonio finanziario.  

Per questo vi invito a rivolgervi ad un consulente che non cerchi solo di piazzarvi il prodotto finanziario del mese, ma che sappia proporre soluzioni più generali ai problemi che si stanno prospettando all’orizzonte.

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