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lunedì 7 luglio 2025

Investire con successo: la tecnica non basta (e ti spiego perché)

Come si fa a diventare investitori consapevoli anche senza essere esperti in finanza?


In questo secondo articolo torniamo sul concetto di forma mentis, già introdotto in precedenza, e vediamo come alcune convinzioni di buon senso – pur sembrando logiche – possano rivelarsi dannose se non accompagnate da una reale consapevolezza delle dinamiche di mercato e da un metodo solido.

Perché investire non è solo tecnica: è anche psicologia, comunicazione e capacità di restare lucidi quando il mercato mette alla prova.


Il rischio non è un nemico, ma il prezzo da pagare

Molti pensano che il rischio vada evitato. In realtà, se vogliamo parlare seriamente di rendimento, dobbiamo accettare che il rischio – inteso come oscillazione dei prezzi – è il pedaggio necessario da pagare.

Non si può pretendere rendimento senza assumersi rischio. Sembra banale, ma non lo è.

Il punto cruciale, però, è un altro: il rischio non è la perdita momentanea.
Per un tecnico, rischio significa deviazione rispetto al benchmark, ovvero rispetto al rendimento/volatilità che l’investitore può sopportare e che ha senso perseguire nel tempo.

Chi esce troppo presto da un investimento solo perché “sta guadagnando” in realtà rompe il ciclo virtuoso del rendimento.

È come fermare una catena di montaggio prima che il prodotto sia finito: si perde il valore potenziale ancora in costruzione.


L’illusione del porto sicuro

L’investitore amatoriale reagisce in modo più emotivo. Quando il portafoglio sale, considera quei guadagni “acquisiti”. Ogni discesa successiva, anche lieve, viene percepita come una perdita, anche se il saldo complessivo è ancora positivo.

Il risultato? Vendere troppo presto.
Spesso lo si giustifica con l’espressione “portare il fieno in cascina”: rassicurante, familiare… e quasi sempre dannosa.

Perché se il lungo periodo è solo una formula vaga e il desiderio di gratificazione immediata è più forte della pazienza, allora non si è davvero investitori, ma raccoglitori occasionali.

La comunicazione fa (davvero) la differenza

Dalla pratica quotidiana emerge una verità semplice: il cliente non si giudica solo dal rendimento, ma dal modo in cui vive l’esperienza.


Riprendiamo quindi la matrice già vista per sintetizzare quattro situazioni-tipo:

Consulente

Rendimento

Comunicazione

Esito per il cliente

A

Alto

Buona

Consapevolezza e fiducia: il cliente capisce, segue e resta investito

B

Alto

Scarsa

Fiducia fragile: il cliente si fida “per abitudine”, ma basta una crisi per farlo dubitare

C

Basso

Buona

Tranquillità apparente: magari usa strumenti come i PAC, spesso più utili a chi vende che a chi investe

D

Basso

Scarsa

Il cliente scappa, ma rimbalza tra proposte simili, prive di reale alternativa


E infatti, in un sistema bancario dove tutti offrono le stesse cose nello stesso modo, il cliente può solo illudersi di cambiare, restando sostanzialmente dentro gli stessi meccanismi.

Tre consapevolezze per diventare investitori migliori

Diventare investitori consapevoli è possibile, anche senza essere tecnici. Ma servono tre prese di coscienza fondamentali:

  • 📈 Il mercato cresce nel lungo periodo, ma solo se si è disposti ad aspettare. La fiducia va costruita su dati e processi, non su promesse.

  • 📉 La volatilità è la norma, non l’eccezione. Non è un errore del mercato, è il suo modo di funzionare.

  • 💸 Le commissioni occulte esistono, ed è lì che spesso si consuma la vera differenza tra rendimento per l’investitore e profitto per chi vende prodotti.

Conclusione

Non basta un buon prodotto. Non basta sentirsi soddisfatti. Serve un buon processo, una buona guida e una forma mentis adatta al viaggio.
Se vuoi approfondire come costruire un portafoglio coerente con la tua forma mentis, scrivimi qui.


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