sabato 23 novembre 2024

La Banana di Cattelan: Una Riflessione sul Valore delle Cose


La vendita della famosa banana di Maurizio Cattelan, fissata a un muro con del nastro adesivo e battuta all'asta per oltre 6 milioni di dollari, ha suscitato reazioni forti. Ma, invece di indignarci, non sarebbe più utile porci alcune domande fondamentali sul concetto di valore?

Chi decide il valore di un bene o un servizio? Nel nostro sistema economico, il valore non viene stabilito da considerazioni morali, ma da dinamiche di mercato. Domanda e offerta regolano i prezzi, che si tratti di una banana trasformata in opera d’arte o di un servizio professionale. Non è forse questo lo stesso principio che accettiamo quotidianamente per valutare il nostro lavoro o i prodotti che compriamo?

E quanti tra i critici di questa vendita, operano in un sistema diverso? Immagino che molti degli indignati lavorino in contesti dove il prezzo non solo non riflette il costo reale, ma ciò che il mercato è disposto a pagare, il valore soggettivo. 

E quanti tra costoro pensano bene delle criptovalute? Quanti di coloro che si scandalizzano per la banana di Cattelan non avrebbero alcuna remora a investire in Bitcoin o altre criptovalute? Anche lì il valore non è intrinseco, ma determinato dalla percezione collettiva. Una moneta virtuale va bene, ma un’opera d’arte concettuale no?

E quanti sono contro il salario minimo? Quanti sostengono che il mercato debba decidere quanto vale il lavoro di un individuo, ritenendo "ingiusto" fissare un salario minimo? Se accettiamo che il valore di una giornata di lavoro sia lasciato alla discrezione della domanda e dell’offerta, perché lo stesso principio non dovrebbe applicarsi a un’opera d’arte?

E che dire dei calciatori? Non è curioso che non ci sia scandalo per le cifre astronomiche spese per gli stipendi dei giocatori? Perché un’opera d’arte come quella di Cattelan è "immorale", ma 100 milioni di euro per un contratto sportivo sono accettabili? Non è forse lo stesso mercato a stabilire entrambe le cifre?

Infine, vogliamo davvero un sistema che decida per noi il valore "giusto" delle cose? Se un’autorità “superiore” stabilisse quanto una banana può costare o quale sia il prezzo corretto di un servizio, non saremmo forse in una forma di dittatura economica? Non perderemmo così la libertà di scegliere e di attribuire valore in base alle nostre priorità?

In definitiva, la banana di Cattelan per chi non sa nulla di arte diventa uno stimolo a riflettere sul significato del valore e sulle nostre stesse contraddizioni. Se un collezionista è disposto a pagare milioni per quella banana, non è forse una scelta legittima, guidata dalle stesse dinamiche che accettiamo in tanti altri ambiti della vita?

Per quanto mi riguarda, non avrei acquistato la banana di Cattelan neanche per 10 euro. Non ne riconosco il significato artistico, sebbene ne riconosca la genialità e la profondissima ironia, e sbagliando non avrei consigliato ad un mio cliente di comperarla, perché preferisco investire in beni significativi. E tra questi non comprendo né l’arte né le criptovalute, entrambe soggette a fluttuazioni imprevedibili e dipendenti dalle percezioni del momento.

martedì 19 novembre 2024

Putin sta bluffando?


La nuova dottrina nucleare russa e le sue contraddizioni

La comunicazione odierna della Russia circa la modifica della sua dottrina nucleare, che includerebbe una risposta nucleare in caso di attacco ucraino con armi occidentali a lungo raggio, ha suscitato scalpore. Tuttavia le incongruenze e i limiti di questa decisione suggeriscono che Putin stia bluffando, utilizzando la minaccia nucleare come arma di propaganda piuttosto che come reale strategia militare. Vediamo perché.

La guerra in Ucraina si sta dimostrando una guerra di logoramento dove ognuno cerca di far esaurire l’avversario prima di crollare.

    • Risorse russe: Mosca ha dimostrato di poter sacrificare uomini più facilmente che risorse materiali e la sua capacità industriale di sostenere il conflitto è limitata. Le forniture dalla Cina, dall’Iran e dalla Corea del Nord sono insufficienti per coprire le necessità di una guerra prolungata.

    • Risorse ucraine: L’Ucraina, pur avendo un meno uomini a disposizione beneficia del supporto occidentale per compensare le perdite materiali e per questo esegue una guerra che i tecnici definiscono orientata al logoramento nemico e non al mantenimento del territorio. Quindi la chiave della resistenza ucraina risiede nella continuità del sostegno internazionale.

Alla luce di queste dinamiche, l’escalation nucleare sarebbe un gesto disperato destinato a isolare ulteriormente Mosca sul piano internazionale. Esaminiamo le due possibilità:

Uso di armi nucleari tattiche

L’impiego di una testata nucleare tattica sul campo di battaglia ha una precisa logica militare: creare una breccia significativa nelle linee nemiche da sfruttare immediatamente con divisioni mobili corazzate o meccanizzate. Questa manovra, però, richiede una forza militare altamente operativa e ben equipaggiata, caratteristiche che l’attuale esercito russo non possiede.

Le truppe corazzate russe hanno subito pesanti perdite sin dall’inizio del conflitto, e le riserve mobilitate di recente sono in gran parte equipaggiate con mezzi obsoleti o inadeguati. Senza un supporto logistico robusto e divisioni pronte a un’avanzata immediata, l’uso di un’arma nucleare tattica rischierebbe di essere inefficace o addirittura controproducente.

Uso di armi nucleari strategiche

Un attacco nucleare strategico richiede giustificazioni molto più solide rispetto all’uso di armi tattiche, deve cioè avvenire in un contesto di minaccia strategica

La dottrina modificata oggi prevede genericamente la possibilità di una reazione nucleare russa in caso di attacco ucraino con armi convenzionali occidentali, ma i militari russi e lo stesso Putin sanno che la possibilità di un attacco convenzionale Ucraino che minacci la capacità nucleare strategica russa non è solo altamente improbabile e non desiderato, è semplicemente impossibile per la natura stessa dei mezzi offensivi forniti. 

Inoltre gli Stati Uniti e i loro alleati hanno seguito una chiara linea di condotta fin dall’inizio della guerra, evitando azioni che Mosca potesse interpretare come una minaccia alla propria capacità strategica.

E’ quindi chiaro - ai professionisti politici e militari - che qualsiasi azione ucraina non può minacciare la Russia al punto tale da creare l’opzione di un uso delle armi nucleari strategiche. 

Questo fatto quindi rende l’annuncio odierno solo una manovra di propaganda e intimidazione dell’opinione pubblica, interna ed estera.

Putin ha tutto l’interesse a sfruttare la retorica nucleare per confondere il confine tra il piano militare e quello politico. La sua narrativa cerca di presentare qualsiasi azione occidentale come una minaccia alla sovranità russa, alimentando così il consenso interno e tentando di dividere l’opinione pubblica occidentale. 

Pertanto, la dottrina nucleare oggi modificata è solo un messaggio che serve a mantenere alta la pressione psicologica sulle opinioni pubbliche dei Paesi occidentali nella speranza che questi abbandonino Kiev.


martedì 29 ottobre 2024

Harris e Trump Non Contano

Nel vortice delle prossime elezioni presidenziali americane, molti osservatori si chiedono se una vittoria di Kamala Harris o di Donald Trump possa avere un impatto significativo sui mercati finanziari. La tentazione di collegare le dinamiche politiche all'andamento delle Borse è forte, ma, come spesso accade, la realtà del mercato è più complessa. 

Se guardiamo al comportamento recente degli investitori e agli sviluppi economici, ci accorgiamo che cercare di prevedere l'esito delle elezioni ha un’importanza limitata per chi investe. Ciò che conta davvero è come i mercati stanno rispondendo a fattori strutturali e ciclici, che vanno ben oltre la politica.


La Fine dei Grandi Guadagni sull’S&P 500?

Uno dei temi più discussi nei media specializzati è la fine del rally che ha caratterizzato l'S&P 500 negli ultimi anni. Nonostante la forte crescita economica americana e la resilienza dimostrata anche in contesti difficili, gli analisti avvertono da tempo che le valutazioni dei principali indici USA sono elevate e potrebbero non giustificare ulteriori aumenti significativi. 

I mercati finanziari, come è noto, "guardano avanti". Anche se l'economia continua a crescere, questo potrebbe non essere sufficiente a sostenere i record visti in precedenza, specialmente in un contesto di tassi d'interesse in aumento e inflazione persistente.

Il dibattito su chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca può affascinare, ma per gli investitori attenti il focus è già su elementi concreti: le valutazioni alte, l'impatto della politica monetaria della Federal Reserve e il comportamento degli “insiders aziendali”.

Vendite di Azioni da Parte degli insider: Un Segnale Importante

Un indicatore chiave che dovrebbe interessare gli investitori è l’aumento delle vendite di azioni da parte degli alti dirigenti aziendali. In estate, ad esempio, il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha venduto azioni per oltre 29 milioni di dollari, approfittando del rally del titolo. 

Questo non è un caso isolato: sempre più dirigenti di grandi aziende hanno venduto ingenti quantità di azioni, facendo sorgere legittime preoccupazioni sulle prospettive a lungo termine di queste società.

Quando gli insider – coloro che conoscono meglio le dinamiche delle loro stesse aziende – iniziano a vendere in modo consistente, gli investitori dovrebbero prestare attenzione: le motivazioni dietro tali vendite possono variare, certo, ma rimangono comunque segnali di un cambiamento nel sentiment del mercato. 

Lontano dal clamore elettorale, queste decisioni indicano che i dirigenti stanno approfittando delle alte valutazioni per realizzare guadagni, il che potrebbe essere un indizio di una fase di consolidamento o di ribasso imminente.

Morale e Finanza: Due Mondi Diversi

Analogamente a quanto diceva Machiavelli per la politica anche la finanza non si basa sulla morale. È piacevole e logico per i partigiani delle due fazioni immaginare che una vittoria di Harris o di Trump possa avere conseguenze sul piano politico o sociale, ma i mercati finanziari seguono logiche differenti. 

Gli investitori sono focalizzati sui ritorni e sui fondamentali economici. La politica, per quanto importante, è solo uno dei tanti fattori che incidono sulle decisioni di investimento. E l’inerzia di un treno in corsa è tanta: per accelerare frenare o deviare occorrono tempo e forza.

Non bisogna confondere i cambiamenti politici con una visione a lungo termine sui mercati. I mercati anticipano, e mentre il dibattito politico si accende, gli investitori guardano già avanti, valutando se le attuali condizioni economiche possano sostenere i prezzi azionari o se sia il momento di ridurre l’esposizione, come suggerirebbero le recenti vendite di azioni da parte di alcuni top manager.

Piuttosto che cercare di indovinare chi sarà il prossimo presidente, gli investitori farebbero bene a monitorare attentamente i fondamentali economici e a valutare se le attuali condizioni di mercato giustificano ancora le alte valutazioni delle azioni, tenendo presente anche che occorsero tre anni ai mercati prima di dare ragione a Greenspan che ne denunciava l’”esuberanza irrazionale”  nel dicembre 1996.


#Elezioni2024 #MercatiFinanziari #S&P500 #InsiderTrading #TassiDiInteresse #Inflazione

martedì 22 ottobre 2024

Investire in tempi difficili: riflessioni e lezioni dal maltempo

 


Il maltempo che ha recentemente colpito molte regioni, ci offre due opportunità: essere solidali - in concreto - con chi è stato colpito e la seconda è di trarre importanti insegnamenti da queste disgrazie. 

Non solo le istituzioni e chi governa deve riflettere su come gestire meglio il rischio, ma anche noi, come investitori, possiamo imparare qualcosa. 

Di fronte all'imprevedibilità della natura, le lezioni sulla diversificazione e la gestione del rischio emergono con forza.


La necessità di diversificare

La diversificazione è fondamentale per mitigare gli effetti di eventi imprevisti o considerati improbabili.

Ma la diversificazione non è avere più asset, ma assicurarsi che siano distribuiti in settori e aree non correlate. Così come abbiamo oggi la dimostrazione plastica che acquistare più immobili nella stessa zona non è una reale diversificazione, allo stesso modo, concentrarsi su poche azioni del medesimo Paese o sulle obbligazioni di uno stesso emittente è rischioso. 

Questo vale per gli investimenti finanziari, e vale anche per i molti piccoli investitori che credono che comprare 4-5 azioni sia sufficiente, o che acquistare solo titoli di Stato italiani sia sicuro. 

La storia ci insegna che una bassa diversificazione comporta rischi significativi: basti pensare alle obbligazioni Parmalat o Argentina, che hanno causato enormi perdite agli investitori meno attrezzati.

Inoltre, passando agli investimenti non finanziari, occorre notare la tendenza degli imprenditori a identificarsi in modo verticale con la propria azienda, esponendosi totalmente ai suoi successi o fallimenti. E quando le cose vanno male, il rischio di rovina totale è elevato. 


La gestione del rischio: un approccio da migliorare

In Italia, la cultura della gestione del rischio è ancora limitata. Si tende a sottostimare l'importanza delle assicurazioni, soprattutto quelle legate al rischio patrimoniale. Se confrontiamo la situazione italiana con quella di paesi come Germania e Francia, vediamo all’estero una copertura assicurativa molto più ampia, che raggiunge il 40-50% dei rischi potenziali. In Italia, invece, siamo solo intorno al 10%.

Analogamente, anche chi possiede un piccolo patrimonio finanziario ha a disposizione strumenti efficaci per gestire il rischio, come gli ETF, che offrono una copertura diversificata a costi decisamente inferiori rispetto ai fondi comuni. Gli ETF permettono anche a chi ha pochi capitali di partecipare a mercati diversificati, riducendo significativamente il rischio e costi di gestione.


L’evento barriera nei Certificates: l’equivalente di una inondazione.

I certificates, strumenti finanziari molto popolari tra la clientela retail sono utilizzati dalle istituzioni finanziarie anche per proteggere i propri portafogli, trasferendo il rischio agli acquirenti. 

Quello che spesso non è compreso da chi acquista un certificate è che finisce per assumere il ruolo di "assicuratore" del portafoglio altrui, assumendo un rischio significativo. 

Infatti i certificates prevedono “eventi barriera”, oltre il quale il capitale non è più protetto (ad esempio, se il prezzo di un'azione scende del 40%). Quindi se il valore scende oltre quella soglia, l’acquirente del certificate incassa le perdite al posto del possessore del portafoglio. Un po' come quando un assicuratore deve ripagare i danni di una inondazione.

In conclusione l’investitore sagace deve apprendere le lezioni dei disastri naturali.

Eventi come il crollo delle borse del 2008 o dell’Argentina ce lo hanno mostrato: con pazienza, un portafoglio azionario ben diversificato può recuperare il valore perso. Ma ciò nonostante le azioni godono di cattiva stampa, mentre le obbligazioni o i certificates che al contrario possono creare un danno permanente, sono considerati investimenti tranquilli. 

Per questo prima di prendere decisioni di investimento è importante porsi domande, farsi venire dubbi e, se necessario, confrontarsi con persone che non siano meri operatori commerciali.


martedì 15 ottobre 2024

Il lavoro dei Nobel 2024 per l’Economia aiuta a comprendere le crisi geopolitiche contemporanee


E’ possibile comprendere il mondo di oggi e le sue crisi, attraverso una teoria economica? Come è possibile che alcuni Paesi, nonostante enormi risorse naturali, siano oggi intrappolati in povertà e instabilità politica? 

La risposta risiede nella natura delle loro istituzioni economiche e politiche. Le ricerche di Acemoglu, Johnson e Robinson, premi Nobel 2024 per l'Economia, offrono una prospettiva su come le istituzioni influenzino la prosperità di una nazione. 

Le loro idee sono di aiuto per comprendere le crisi geopolitiche attuali e il comportamento dei leader politici e delle loro strategie per mantenere il potere.


Istituzioni estrattive e inclusive: una distinzione fondamentale

Al centro del lavoro dei tre Nobel - che hanno studiato il colonialismo e la sua eredità in Africa - vi sono due categorie chiave: le istituzioni estrattive e le istituzioni inclusive. 

Le prime sono strutture politiche ed economiche che concentrano il potere e la ricchezza nelle mani di una ristretta élite, sfruttando le risorse naturali e umane senza reinvestire nella comunità. 

Le istituzioni estrattive limitano i diritti politici e civili, impedendo la partecipazione della popolazione alla governance e favorendo pratiche corrotte. In questo contesto, le risorse vengono utilizzate per il profitto di pochi, senza apportare benefici a lungo termine alla società.


Esempi di paesi con istituzioni estrattive in Africa includono:

- Repubblica Democratica del Congo: Nonostante sia ricca di risorse minerarie, il paese è segnato da corruzione e conflitti interni, che ne limitano il potenziale di sviluppo economico e sociale.

- Zimbabwe: Le politiche estrattive hanno portato il paese a un collasso economico, con una gravissima inflazione e disoccupazione.

D'altro canto, le istituzioni inclusive promuovono l'equità economica e la partecipazione politica. 

Queste istituzioni creano un ambiente in cui gli individui possono investire e innovare senza timore di appropriazione indebita, garantendo diritti civili e politici. Le istituzioni inclusive favoriscono una crescita economica sostenibile e distribuiscono i benefici a una larga parte della popolazione.

Esempi di paesi con istituzioni inclusive:

- Botswana: Gestendo saggiamente le proprie risorse minerarie e promuovendo una partecipazione democratica, il paese ha raggiunto stabilità economica e sociale.

- Mauritius: Le istituzioni inclusive hanno portato a una crescita economica sostenuta e a miglioramenti sociali significativi.


L'importanza delle istituzioni nel determinare la prosperità

Il lavoro di Acemoglu, Johnson e Robinson evidenzia che le istituzioni di un paese, piuttosto che la sua geografia o cultura, sono il fattore principale nel determinare il successo o il fallimento economico. 

Paesi come l'Argentina, che negli anni '20 era tra le economie più ricche del mondo o il Venezuela, un tempo prospero grazie alle sue risorse petrolifere, sono esempi di nazioni che hanno subito un declino economico a causa dell'adozione di istituzioni estrattive.


La lezione per le crisi geopolitiche contemporanee

Le teorie di Acemoglu, Johnson e Robinson forniscono strumenti per comprendere le dinamiche politiche attuali. In molte regioni del mondo, i leader adottano comportamenti apparentemente irrazionali per mantenere il controllo. Ad esempio, in paesi come la Cina sotto Xi Jinping o Israele sotto Benjamin Netanyahu, le azioni politiche possono sembrare non allineate con il benessere economico a lungo termine della nazione. 

Tuttavia, il lavoro dei tre economisti suggerisce che quando le élite percepiscono una minaccia al proprio potere, possono ricorrere a misure drastiche per mantenere il controllo, anche a costo di sacrificare la crescita economica.

Questo fenomeno è noto come il dilemma della riforma. Nei paesi con istituzioni estrattive, i leader sono spesso intrappolati tra la necessità di promettere riforme per placare il malcontento popolare e il timore che queste riforme possano erodere la loro base di potere. Questo dilemma genera instabilità politica e alimenta crisi.


Comprendere il futuro delle relazioni geopolitiche

Il lavoro dei 3 Nobel è quindi essenziale per analizzare le attuali tensioni geopolitiche: il tipo di risposta alla disuguaglianza e al malcontento, dato dalle elites al governo nei singoli Paesi, è fondamentale per comprendere ed anticipare la loro azione sulla scena internazionale. 

Le istituzioni inclusive offrono una via per la stabilità e la crescita pacifica a lungo termine, al costo del rischio delle proprie posizioni di privilegio. Il contrario per le istituzioni estrattive che “esportano” i problemi interni. 

La costruzione di istituzioni inclusive globali è una delle chiavi per garantire una prosperità sostenibile e ridurre le disuguaglianze e il futuro delle relazioni geopolitiche dipenderà in gran parte dalla capacità dei Paesi di implementare istituzioni che permettano a tutti i cittadini di partecipare e beneficiare della crescita economica. Ma è palese come questo confligga con gli interessi di molte elites

venerdì 11 ottobre 2024

Cosa ci insegna lo scandalo dell'accesso ai conti correnti?


Il recente accesso ai conti dei VIP impone una riflessione sulla relazione tra riservatezza e dimensioni delle istituzioni finanziarie. 

E’ noto da ieri che un (ex) dipendente bancario è stato accusato di aver compiuto oltre 7.000 accessi non autorizzati ai conti di circa 3.500 persone, tra cui figure di rilievo della politica e delle istituzioni. 

Questo episodio solleva interrogativi sulla capacità di grandi organizzazioni di proteggere efficacemente la privacy dei propri clienti.

Nonostante la pronta reazione dell'istituto coinvolto, la durata delle violazioni – che si sono protratte per due anni, dal febbraio 2022 all’aprile 2024 – rivela che la capacità di individuare tempestivamente anomalie potrebbe essere legata anche alla complessità e alle dimensioni dell'organizzazione. 

Occorre anche chiedersi se è un problema sistemico. E in tal caso potrebbe riguardare tutte le grandi istituzioni finanziarie.

La banca in questione ha sicuramente agito tempestivamente, una volta identificata la minaccia, segnalando l'episodio alle Autorità e procedendo con l’allontanamento del dipendente responsabile. Tuttavia, resta il fatto che le violazioni si sono protratte per un periodo di tempo considerevole prima di essere rilevate, mettendo a rischio la privacy di migliaia di clienti 

E questo solleva dubbi sulla capacità di monitorare adeguatamente il comportamento dei dipendenti in un contesto organizzativo complesso.

Le grandi istituzioni finanziarie si sono dotate di sofisticati sistemi di controllo, ma la vastità delle operazioni, l’alto numero di dipendenti e la complessità operativa possono ostacolare una risposta rapida a eventuali comportamenti illeciti. Questo episodio rappresenta quindi un campanello d’allarme per il cliente che si affida a queste organizzazioni con l’aspettativa di sicurezza e riservatezza.


Riservatezza e dimensioni: un nuovo tradeoff per gli investitori?

Tradizionalmente, le grandi istituzioni finanziarie hanno attratto clienti anche facendo leva sull’aspetto rassicurante della dimensione. Ma questo caso fa emergere una riflessione nuova: la dimensione dell’organizzazione potrebbe da oggi rappresentare un punto debole anziché forte, almeno per i clienti di alto livello? 

Abbiamo visto come la complessità strutturale può rallentare il processo di rilevamento di accessi non autorizzati o attività sospette, esponendo i clienti a rischi prolungati.

Quindi per chi considera la riservatezza una priorità potrebbe essere il momento di valutare alternative


Le istituzioni di dimensioni più contenute potrebbero offrire un controllo della privacy più tempestivo e puntuale? 

Un flusso di dati che circola tra un minor numero di persone può risultare particolarmente rassicurante per coloro che cercano un elevato livello di privacy.

In queste realtà, il numero ridotto di dipendenti e la minore complessità operativa potrebbero permettere una maggiore vigilanza, rendendo più facile individuare comportamenti anomali in tempi rapidi. 

Tutto questo apre quindi la strada a un dibattito sulla convenienza, per chi cerca maggiore riservatezza e sicurezza, di rivolgersi a operatori di dimensioni più contenute, dove è ragionevole immaginare che la tutela della privacy possa essere maggiore.

In un’epoca in cui la riservatezza è un valore sempre più cruciale, le dimensioni dell'istituzione finanziaria a cui ci si affida potrebbero diventare un nuovo criterio di valutazione da parte della clientela, al pari della performance.


Nuove sfide per la comunicazione corporate

Infine occorre notare che questo evento richiederà una risposta proattiva da parte delle istituzioni finanziarie: da oggi la fiducia dei clienti non può più basarsi esclusivamente sulla dimensione e sulla reputazione dell'istituto, da oggi dovrà anche essere alimentata da una comunicazione chiara, e dovrà essere rappresentato plasticamente l’impegno verso la sicurezza e riservatezza: un asset che non può più essere dato per scontato, incorporato nella grande dimensione. 

mercoledì 9 ottobre 2024

Stai Investendo o Assicurando?


Negli ultimi giorni, gli investitori in catastrophe bond (o cat bond) stanno affrontando un momento critico. La combinazione della forza distruttiva degli uragani Helene e Milton sembra destinata a scatenare il pagamento delle clausole assicurative su una scala senza precedenti. 

Gli analisti segnalano che potrebbero verificarsi perdite sostanziali, minando il valore di questi strumenti finanziari. La domanda sorge spontanea: cosa sono esattamente i cat bond e perché attirano tanto interesse, nonostante l’alto rischio associato?


Cosa sono i Cat Bond?

I cat bond sono strumenti di debito emessi da compagnie assicurative o riassicurative che consentono loro di trasferire una parte del rischio finanziario associato a eventi catastrofici, come terremoti o uragani, agli investitori. 

In pratica, l’assicuratore emette questi bond per raccogliere capitale da parte degli investitori, che saranno rimborsati solo se un evento specifico e catastrofico non si verifica entro una certa scadenza. 

Se l'evento catastrofico accade, parte o tutto il capitale investito viene utilizzato per coprire le perdite dell'assicuratore.

Questi strumenti offrono generalmente rendimenti molto più alti rispetto ai titoli di debito tradizionali, in quanto gli investitori sono compensati per il rischio aggiuntivo di dover rinunciare al loro capitale in caso di disastro. 

Tuttavia, come sta accadendo con gli uragani Helene e Milton, il rischio è reale e, quando si materializza, le perdite possono essere devastanti.


La Situazione Attuale

Gli investitori stanno vivendo proprio questo scenario in questi giorni. Con gli uragani Helene e Milton che minacciano vaste aree, le clausole di pagamento dei *cat bond* sono a rischio di attivazione. Questo scenario, che non si verificava da anni, potrebbe comportare una riduzione significativa dei rimborsi agli investitori, con potenziali perdite di milioni di dollari. In questo contesto, molti si chiedono se l'alto rendimento valga davvero il rischio elevato di questi strumenti.


Certificates di Investimento e il Parallelo con i Catastrophe Bond

Una particolare analogia si può tracciare tra i cat bond e un altro strumento d'investimento molto popolare, i certificates di investimento che offrono cedole elevate. 

Questi strumenti vengono spesso pubblicizzati come obbligazioni ad alto rendimento, ma in realtà funzionano in modo simile ai cat bond, remunerando il rischio di un portafoglio posseduto da terzi. 

I certificates legano la remunerazione a determinate condizioni di mercato: finché i titoli sottostanti (spesso azioni di grandi società) non scendono sotto un determinato livello, l’investitore riceve delle cedole elevate. 

Ma cosa accade se i prezzi scendono al di sotto del livello prestabilito? In tal caso, l’investitore rischia di perdere una parte considerevole del capitale investito.

Questo meccanismo, simile a quello dei cat bond, in cui il capitale è a rischio solo se si verifica un evento catastrofico, porta gli investitori a fare da "assicuratori" più che da semplici investitori. E spesso senza esserne realmente consapevoli.

Quando acquistano un certificate legato a un paniere di azioni o indici, non stanno solo investendo: stanno di fatto scommettendo contro un evento avverso, proprio come nei *cat bond*. Se il mercato rimane stabile, l’investitore incassa le cedole, ma se si verifica una "catastrofe" economica, come un crollo delle azioni, il capitale è in pericolo.


Gli Investitori e il Rischio di "Assicuratore"

Quello che molti investitori non capiscono immediatamente è che tanto nei cat bond quanto nei certificates ad alto rendimento, stanno di fatto assumendo il ruolo dell’assicuratore

In entrambi i casi, gli strumenti finanziari non offrono solo un rendimento per il rischio intrinseco di mercato, ma remunerano il rischio di perdita di terze parti. Nei cat bond, il rischio è un evento catastrofico naturale; nei certificates, il rischio è che il valore dei titoli sottostanti crolli.

Questi strumenti, quindi, pur presentandosi come opportunità di investimento con rendimenti allettanti, nascondono insidie significative. 

Gli investitori devono essere consapevoli di stare operando in una zona grigia tra investimento e assicurazione. Se da un lato possono trarre profitto in condizioni favorevoli, dall’altro possono trovarsi a sostenere perdite sostanziali in caso di eventi avversi.


Conclusione

I catastrophe bond e i certificates di investimento ad alto rendimento offrono potenziali guadagni interessanti, ma con un prezzo: il rischio significativo di perdita. 

Come nel caso attuale degli uragani Helene e Milton, gli investitori in cat bond stanno affrontando la realtà di questo rischio. 

Allo stesso modo, chi investe in certificates deve comprendere che sta, di fatto, assicurando un altro soggetto contro un rischio del mercato. Ma se da un lato chi investe in cat bond è sicuramente attrezzato per giocare la partita non è detto che il cliente retail lo sia.


#CatBond #Investimenti #Certificates #AltoRendimento #GestioneDelRischio #UraganiHeleneMilton #MercatiFinanziari

venerdì 27 settembre 2024

Cura il tuo portafoglio obbligazionario

 



Oggi tratteremo il tema di come essere sicuri che il vs portafoglio obbligazionario sia in linea con la tendenza di mercato... l messaggio di oggi è che non dovete badare a dove vanno i tassi: a quello ci deve pensare il vostro consulente. Voi controllate che il vostro consulente gestisca il vostro portafoglio coerentemente con l’andamento dei tassi. Chiedetegli dove vanno i tassi e valutate sia la risposta sia la qualità delle argomentazioni. PS molte informazioni quotidiane che non ho tempo di postare su FB, Linkedin, e qui le trovate sul mio canale Telegram https://t.me/FinanzaSerena

martedì 17 settembre 2024

L’impatto del taglio dei tassi di interesse sugli investitori

Il taglio dei tassi di interesse ha effetti significativi sui vari tipi di investimenti. 

Per comprendere meglio il suo impatto possiamo suddividere gli investimenti in due categorie principali: 

    • quelli il cui valore può essere stimato attraverso l'attualizzazione dei flussi di reddito futuri 

    • quelli per cui tale operazione è impossibile.

Iniziamo con gli investimenti che hanno flussi di reddito futuri  

Un esempio classico sono gli immobili, obbligazioni e azioni, che producono reddito rispettivamente attraverso gli affitti, le cedole o i dividendi. 

Il loro valore può essere stimato attualizzando i flussi (stimati) di cassa futuri, ossia calcolando (scontando) il valore attuale dei flussi futuri utilizzando un tasso di interesse come fattore di sconto. 

E’ a questo punto evidente che una riduzione dei tassi di interesse comporta un aumento del valore attuale dei flussi futuri, aumentando quindi il valore complessivo del bene.

Tuttavia, l'impatto di un taglio dei tassi non è uniforme per tutti i tipi di investimenti. 

Ad esempio, le azioni "value" e "growth" rispondono in maniera diversa: le azioni "value", sono azioni di società con flussi di reddito più consistenti e ravvicinati nel tempo (come banche e assicurazioni) e proprio per questo sono meno sensibili ai movimenti dei tassi di interesse. 

Le azioni "growth", invece, sono società in forte espansione, che potrebbero non generare flussi di reddito a breve termine, ovvero i flussi di dividendi arriveranno molto più in là nel tempo e quindi la loro attualizzazione viene fortemente impattata dalle variazioni dei tassi di interesse. Non è un caso che nel decennio 2010 - 2020 grazie ad una condizione mondiale di tassi bassi, le azioni tecnologiche - che sono growth - siano state premiate. 

Similmente, le obbligazioni a lunga scadenza risentono maggiormente del calo dei tassi rispetto a quelle a breve termine. Quando i tassi scendono, il valore delle obbligazioni esistenti aumenta, poiché i nuovi titoli offerti sul mercato avranno rendimenti inferiori. E per gli immobili le dinamiche non sono dissimili. 

Passiamo adesso alla seconda categoria: investimenti senza flussi di reddito

Gli investimenti che non generano flussi di reddito diretti, come opere d'arte, metalli preziosi e materie prime, non possono essere valutati utilizzando il metodo dell'attualizzazione dei flussi di cassa futuri. 

Il loro valore è determinato da fattori soggettivi e dalle condizioni di mercato. Ad esempio, il valore delle opere d'arte dipende dalla reputazione dell'artista, dalla rarità del pezzo e dalle tendenze del mercato. 

I metalli preziosi come l'oro e le materie prime, invece, fungono spesso da beni rifugio e il loro valore può aumentare in periodi di incertezza geopolitica ed economica.

Un taglio dei tassi di interesse potrebbe influenzare questi asset in modo indiretto: la riduzione dei tassi può infatti stimolare l'attività economica, aumentando il reddito mondiale e aumentando quindi la domanda di beni di lusso e di asset alternativi. 

Tuttavia, occorre notare che un abbassamento dei tassi può essere percepito come un segnale negativo, che l'economia sta rallentando, il che potrebbe impattare negativamente sulle aspettative dei redditi futuri. 

mercoledì 11 settembre 2024

Il Piano di Draghi: Rilancio della Competitività Europea tra Debito e Dirigismo Economico


Il piano di rilancio proposto da Mario Draghi, che prevede investimenti annuali per 800 miliardi di euro, solleva questioni cruciali per il futuro dell'economia europea ma anche per il pensiero liberale. 

La perdita di competitività del continente è innegabile, come dimostrato dall'assenza di aziende europee leader in settori strategici a livello globale rispetto a trent'anni fa. 

Il piano di Draghi mira a colmare questo divario attraverso investimenti nell'innovazione, nella decarbonizzazione sostenibile e nella riduzione delle dipendenze da fornitori di materie prime e tecnologie strategiche. 

Ma questo approccio porta ad una riflessione su quale modello di allocazione delle risorse l'Europa stia effettivamente seguendo.

Il punto centrale (ma nascosto) della proposta Draghi riguarda l'evoluzione dell'allocazione delle risorse in una economia “occidentale”. 

Mentre il libero mercato ha storicamente guidato l'allocazione del capitale in molti paesi occidentali, il piano di Draghi sembra favorire una forma di dirigismo economico, in cui lo Stato assume un ruolo centrale nell'indirizzare gli investimenti verso settori considerati strategici. 

Questa tendenza, già osservata durante la pandemia, risponde a una necessità di protezione delle industrie strategiche domestiche in un contesto globale sempre più competitivo, dove potenze come gli Stati Uniti e la Cina adottano pratiche che possono essere viste come esempi di comportamento da "free rider". 

Draghi affronta finalmente il problema del “free riding”, proponendo una politica industriale attiva che tenta di contrastare l’asimmetria nella concorrenza globale.

Tuttavia, questo approccio solleva preoccupazioni sulla razionalità e l'efficienza dell'allocazione delle risorse. 

Se da un lato una politica industriale può essere giustificata in un contesto economico "unfair", come quello che caratterizza il commercio globale odierno, dall'altro rischia di introdurre distorsioni nel lungo periodo. 

L'intervento dello Stato ha storicamente favorito settori meno competitivi ed efficienti, che beneficiano del sostegno politico piuttosto che di una reale capacità di innovazione e crescita. 

Il rischio quindi è che la politica prenda il sopravvento sull'efficienza economica, con effetti deleteri sulla competitività complessiva dell'economia europea di lungo periodo.

In queste condizioni necessariamente la maggior parte dei fondi per il piano Draghi sarà raccolta attraverso il debito pubblico, con le legittime preoccupazioni che derivano sulla sostenibilità nel lungo termine. 

Se è vero che una maggiore crescita potrebbe rendere il debito più sostenibile, è altrettanto vero che non ci sono certezze su questo fronte e una parte dei paesi dell’UE non è propensa ad accettarne i rischi derivanti: un aumento incontrollato del debito potrebbe esporre l'Europa a crisi finanziarie future e alla svalutazione della valuta, con conseguenze negative per l'intera economia. 

Alla luce di queste considerazioni, è chiaro che il rilancio della competitività europea deve passare attraverso una maggiore presenza dello Stato nell'economia e la definizione di politiche industriali e tramite il ricorso al debito pubblico. 

Questo approccio sebbene si discosti dalla tradizione liberale classica rappresenta una sorta di "second best" paretiano, una soluzione che pur non essendo ottimale, è la migliore disponibile nelle attuali condizioni di mercato globale. 

La vera sfida sarà quella di trovare un equilibrio condiviso tra la necessità di sostenere settori strategici e l'esigenza di mantenere un certo grado di efficienza e razionalità nell'allocazione delle risorse.

In conclusione, il piano di Draghi rappresenta un tentativo di adattare l'Europa alle nuove dinamiche globali, ma solleva interrogativi su quanto l'intervento statale possa influire negativamente sull'efficienza economica. 

Se da un lato è indispensabile una risposta alle politiche di USA e Cina, dall'altro occorre vigilare affinché la politica economica non diventi dirigismo e alibi per scelte inefficienti. 


mercoledì 29 maggio 2024

Cosa lega le decisioni sbagliate negli #investimenti ai crimini di guerra?




La finanza comportamentale ha messo in evidenza il risk asymmetry bias: un fenomeno psicologico che influenza le decisioni degli individui.


Questo bias induce le persone a preferire rischi immediati e conosciuti rispetto a rischi futuri e incerti. In altre parole, gli individui sono propensi ad evitare un rischio (o una perdita) immediato al prezzo di correrne uno maggiore ma distante nel tempo.


Questa inclinazione può servire per spiegare - almeno in parte - la scelta dei soldati di commettere crimini di guerra, dove la paura della reazione immediata dei propri superiori supera il timore delle conseguenze legali future. Nei contesti di guerra, i soldati operano sotto pressioni immense e in situazioni di alto stress. La paura delle ripercussioni immediate da parte dei superiori, può indurli a commettere atti che altrimenti avrebbero evitato, preferendo il rischio di essere poi perseguiti penalmente per crimini di guerra.


Il collegamento tra il bias della preferenza asimmetrica al rischio e il comportamento dei soldati può essere esaminato attraverso la lente della teoria della prospettiva, sviluppata da Daniel Kahneman e Amos Tversky. Questa teoria postula che le persone valutano le perdite e i guadagni in maniera asimmetrica: gli eventi immediati sono percepiti come più gravi rispetto a quelli futuri, e questo può spiegare perché i soldati, temendo la reazione negativa dei superiori, siano più inclini a prendere decisioni rischiose che potrebbero avere gravi conseguenze legali in futuro.


Immaginiamo un soldato in una situazione di conflitto armato, dove l'ordine del superiore implica la commissione di un crimine di guerra. Il soldato è consapevole che il rifiuto di seguire l'ordine comporterà ripercussioni immediate. Questi rischi immediati, tangibili e certi, sono vissuti come più minacciosi rispetto al rischio astratto e futuro di essere accusato di crimini di guerra, che potrebbe verificarsi solo in un momento indefinito e con probabilità incerta.


La preferenza asimmetrica al rischio fa sì che il soldato sia più incline a conformarsi agli ordini, nonostante possa eventualmente riconoscre la natura illegale e immorale degli stessi. Questo comportamento può essere ulteriormente alimentato dalla dinamica di gruppo e dalla pressione dei pari, che rafforzano la percezione del rischio immediato come predominante.


Interessante notare che questa dinamica non è limitata ai soli contesti militari ma può essere osservata in vari ambiti dove le decisioni vengono influenzate da pressioni immediate. Ad esempio, nei contesti aziendali, i dipendenti possono prendere decisioni eticamente discutibili per compiacere i superiori e evitare conseguenze negative a breve termine, trascurando il rischio di sanzioni legali future.


In conclusione, il bias della preferenza asimmetrica al rischio offre una spiegazione potente del perché i soldati possono essere indotti a commettere crimini di guerra e spiega anche perché gli investitori non siano propensi a tagliare le perdite.

mercoledì 15 maggio 2024

Prevenire la tassa di successione sugli immobili ma non solo

Poche settimane fa vi ho espresso il mio timore sul fatto che in Italia presto o tardi la tassazione sulle eredità si allineerà ai livelli di Francia e Germania. 

E ricorderete che la settimana scorsa vi ho parlato di come crearsi una rendita aggiuntiva vendendo la nuda proprietà di un immobile. 

Oggi vi mostrerò come - con la nuda proprietà - potreste assicurarvi contro l’inasprimento delle tasse di successione.

Se le parole “nuda proprietà” ed “usufrutto” non vi sono familiari vi invito - prima di proseguire - ad andare a leggere il mio precedente articolo o di andare a cercare sul mio canale youtube “finanza serena” i miei video. Così potrete comprendere in pieno la storia di Barbara e di come ha pianificato la sua successione per evitare di far pagare tasse alla sua famiglia.   


Partiamo dalla descrizione della tassazione attuale.

Oggi per ogni figlio e per il coniuge c’è una esenzione dalle imposte di successione fino ad un milione di euro. Sopra tale importo è previsto il pagamento di una “tassa” sul surplus, con aliquota del 4%.

Barbara vedova con due figli, muore ad 85 anni e lascia a Carlo e Daria case per 2 milioni di euro  e 100 mila euro sul conto corrente. 

A legislazione vigente gli eredi quasi non pagano imposte perché c’è la franchigia di un milione che copre quasi tutto. Ecco la tabella del patrimonio e delle imposte.


Ma Barbara era sempre stata assillata dal pensiero: e se un domani abbassassero la franchigia da 1 milione a 500 mila euro e innalzassero l’aliquota al 10% cosa succederebbe a Carlo e Daria? 

Pagherebbero ciascuno una tassa molto maggiore perché applicata sulla differenza tra il valore dell’eredità e la nuova franchigia. 

Se la franchigia fosse ridotta a 500 mila euro e l’eredità è un milione e 50 mila a testa, gli eredi dovrebbero pagare ciascuno il 10% su 550 mila euro. 

Notate la differenza tra i due conteggi. 2 contro 55mila

Il pensiero di Barbara era: “mi irrito proprio a pensare di correre il rischio di far sborsare ai miei figli 110 mila euro che mio marito ed io abbiamo sudato. Cosa posso fare per evitarlo?”

Barbara aveva provveduto a pianificare la sua successione con 10 anni di anticipo, grazie all’aiuto del suo consulente finanziario e del notaio.


E 10 anni prima la sua situazione patrimoniale era la seguente 

Le case che valevano circa 2 milioni, ovvero la stessa cifra di oggi (lo so che storcerete il naso ma con l’eccezione di Milano negli ultimi 10 anni i prezzi delle case mediamente in Italia non sono saliti) e Barbara aveva un portafoglio di 500 mila euro.

Al momento della pianificazione - 10 anni fa – Barbara aveva 75 anni e il valore corrispondente dell’usufrutto a quell’età era del 35% (del valore dell’immobile). 

Con 2 milioni di immobili il valore degli usufrutti era quindi di 700 mila euro, e quello della nuda proprietà era di 1 milione e 300 mila euro (totale nuda proprietà + usufrutto = 2 milioni) .

Quindi 10 anni fa Barbara ha donato ai figli la nuda proprietà degli immobili per un valore di 650 mila euro ciascuno. Inoltre ha donato di strumenti finanziari per altri 150 mila euro ciascuno.



Notate che il valore delle donazioni effettuate è inferiore al massimale della franchigia ereditaria vigente (un milione) e poiché le donazioni erano (sono) equiparate alle successioni sostanzialmente non si sono pagate imposte, ovviamente le spese notarili sono state pagate.

Per i 10 anni successivi Barbara è rimasta usufruttuaria degli alloggi ed ha quindi potuto continuare ad affittarli a chi voleva e a ricevere il flusso di denaro che le ha permesso di mantenere il suo stile di vita e in sostanza per lei non è cambiato nulla. 

Al momento della sua dipartita la nuda proprietà e l’usufrutto si sono ricongiunti in capo agli eredi che possono disporre come meglio credono della propria parte. 


La condotta di Barbara è stata esemplare perché 

- ha evitato il rischio che un inasprimento delle imposte successorie penalizzasse la sua famiglia: infatti tutte le operazioni sono state fatte in accordo con la normativa vigente al tempo;

- ha evitato di creare tensioni tra i fratelli in sede di divisione che è stata più semplice e già pianificata;

- non ha modificato il suo stile di vita perché ha continuato a gestire gli appartamenti come voleva.


Barbara in questo modo ha meritato ancora di più la stima e la gratitudine dei figli e dei nipoti. 


Conclusione: sebbene sia evidente che questa è una narrazione, quello che voglio trasmettervi è che esistono importanti opportunità per gestire il vostro patrimonio - non solo negli aspetti successori, ma anche e soprattutto durante la propria esistenza - che sono distanti anni luce dalle soluzioni precotte offerte agli sportelli bancari o delle agenzie di assicurazione.   

mercoledì 8 maggio 2024

Gigi ha sfruttato la nuda proprietà e fa il crocerista


Gigi era in pensione, aveva sistemato i figli e voleva togliersi qualche sfizio, ma la pensione non gli permetteva di fare tutto quello che aveva sempre sognato. E non voleva di certo fare debiti.

Poiché Gigi segue il mio canale Youtube Finanza Serena ha visto un mio video sulla nuda proprietà  ha capito il meccanismo e ne ha approfittato. Ma forse tu non sai che esiste una cosa che si chiama nuda proprietà.

Mi spiego meglio senza addentrarmi nel linguaggio giuridico. 

Immagina di avere due auto e che tuo figlio invece non ce l’abbia. Tu gliene cedi una e gli dici “Io te la lascio ma pensa tu a tutto: alla benzina, all’assicurazione alle riparazioni”. 

Ebbene tu sei ancora proprietario dell’auto ma in pratica ne usufruisce tuo figlio.

Questo ci fa notare che la proprietà di un oggetto può essere divisa tra due soggetti. Uno che la usa ed uno che ne è proprietario. E possono non essere la stessa persona.

Si lo so, è un po’ strano ma è legale. Anzi se parliamo di case la questione è regolamentata in modo chiarissimo. 

Facciamo un esempio immobiliare. Tu potresti restare proprietario di una casa e darla in usufrutto a tuo figlio. Quindi tu saresti il nudo proprietario (nudo perché non la usi, sei il proprietario “sulla carta”) e tuo figlio l’usufruttuario perché non la può vendere ma la usa come se fosse sua.

Insomma, noi non ce ne accorgiamo ma quando comperiamo una casa comperiamo nello stesso momento due cose separate. L’usufrutto e la nuda proprietà.

A questo punto mi chiederai perché ti sto facendo tutto questo pippone para-giuridico. 

Perché ti voglio mandare in crociera.

Se hai una casa dove abiti puoi vendere la nuda proprietà, continuerai ad usarla per il resto della tua vita e dalla vendita potrai ricavare il gruzzolo che ti serve per toglierti qualche sfizio.

Facciamo un esempio concreto. 

Vivi in un appartamento che vale 100 mila euro ed hai 65 anni.

Le tabelle ministeriali indicano che il prezzo dell’appartamento si divide al 50% tra il valore della nuda proprietà e quello dell’usufrutto.

Vendendo la nuda proprietà si può restare dentro casa propria per tutta la vita e ricevere un assegno da 50mila euro per fare quello che si vuole. Per esempio andare in crociera o investirli per ottenere un reddito aggiuntivo. 

Naturalmente è opportuno valutare attentamente questa scelta e condividere con i familiari queste decisioni perché l’usufrutto si estingue (ad esempio) con la morte dell’usufruttuario, sono cioè scelte importanti e definitive.

In sostanza il nudo proprietario compera una casa con uno sconto che è tanto maggiore quanto minore è l’età del venditore. E questo è giusto perché se il venditore vende la nuda proprietà a 90 anni userà la casa per un tempo più breve rispetto ad uno che vende la nuda proprietà a 65 anni. 

Il nudo proprietario molto probabilmente potrà usare la casa prima e quindi la paga di più. 

In certe situazioni la cosa potrebbe essere interessante. Non ti pare?

Ma questo non è che uno dei vantaggi della nuda proprietà. La prossima volta vedremo come questi meccanismi potrebbero difenderci da un eventuale inasprimento della tassa di successione. 


domenica 28 aprile 2024

Business difesa



Analizziamo le cause e vediamo se ci sono opportunità interessanti per gli investitori


1) Vladimir #Putin si trova attualmente nel suo massimo apice di potere, con la prospettiva di governare fino al 2030. La macchina mediatico-propagandistica russa ha instillato un clima di mobilitazione bellica e anti-occidentale che non si vedeva dai tempi dell'era sovietica.

2) Recentemente, il presidente francese #Macron ha ribadito a Putin che anche Parigi è una potenza nucleare. Tuttavia, il messaggio sembra essere stato principalmente diretto all'Europa, per serrare i ranghi e creare una industria della difesa europea, cosa che interessa anche la Germania che sta ancora cercando soluzioni per reindirizzare la propria produzione industriale, dopo la perdita delle prospettive di partnership con Russia e #Cina.

3) Inoltre siamo al corrente da tempo della rivalità strategica tra #StatiUniti e #Cina (di questo ho anche trattato nel mio canale YouTube "Finanza Serena").

Il panorama politico è critico ma offre agli investitori opportunità interessanti, che possono essere sfruttate con l'ETF VanEck Defense, che propone una esposizione al settore della difesa.

Oggi esamineremo alcuni aspetti legati a questo investimento, consapevoli che questa analisi non costituisce né un invito né una sollecitazione all'investimento e che vi invito a fare affidamento esclusivamente sulle vostre proprie valutazioni delle condizioni di mercato nel decidere se effettuare un’operazione finanziaria e se essa soddisfa le vostre esigenze. Pertanto la decisione di effettuare qualunque operazione finanziaria è a vostro rischio esclusivo.

Come ogni ETF anche questo diversifica gli investimenti e quindi riduce il rischio rispetto ad un investimento su un numero limitato di titoli . Inoltre dalla sua creazione ha generato una performance superiore al mercato azionario più ampio. 

La liquidità poi è un altro punto a favore, poiché essendo quotato su Borse regolamentate, come Milano, consente agli investitori di entrare e uscire con facilità.

Tuttavia, è importante considerare le implicazioni etiche legate alla produzione e alla vendita di armi. Questo settore solleva dubbi morali legati a conflitti e sofferenze umane, che richiedono una seria riflessione da parte degli investitori.

Anche l'impatto ambientale è un aspetto da considerare attentamente. Nonostante alcuni investimenti in tecnologie per la riduzione dell'impatto ambientale, l'industria della difesa può comunque avere un impatto significativo sull'ambiente.

In conclusione, questo ETF è una interessante soluzione per chi cerca esposizione al settore della difesa, i cui budget sono previsti in crescita , ma è fondamentale valutare attentamente rischi e implicazioni etiche prima di investire. 

martedì 23 aprile 2024

Il Giro d'Italia e le Azioni

Sta per iniziare la stagione del ciclismo e voi volete scommettere sul #Giro d’Italia. Potete pensare di fare le vostre scommesse senza avere una classifica generale? Credo di no.

Oggi vedremo come sia possibile fare questo con le azioni. 

Immaginiamo che un ciclista abbia due qualità: la forza nelle gambe e la capacità di tenere la strada, ovvero di non sbandare, di stare nella traiettoria giusta.

Abbiamo due concorrenti: Alfa ha forza 8 e stabilità 7 e beta ha forza 10 ma stabilità 5, quindi anche se ha più forza è più propenso a sbandare. Su chi puntare? É più facile che Beta vinca perché ha più forza? Ma che dire della sua instabilità? Siamo poi sicuri che alla lunga vinca la competizione? O forse potrebbe vincere Alfa che è più regolare?

Se passiamo alle azioni abbiamo la possibilità di fare una operazione simile. Misurare sia la forza sia la capacità di tenuta della traiettoria di ogni singola azione. Poi possiamo fare una classifica.

E’ bene però sapere che nel settore degli investimenti i criteri basati sui prezzi per definire forza e tenuta sono più arbitrari che in fisica.

Adesso vi presenterò una possibilità tra le tante di vedere come era la situazione a fine febbraio.


Vedete che ho messo anche l’indice di riferimento, che è un po’ il baricentro del nostro gruppone ciclistico. 

Se poi prendiamo l’indice FTSEMIB e facciamo uno schemino sui 4 assi cartesiani dove l’indice è il riferimento relativo, cioè il MIB vale 0 le cose risultano ancora più chiare. 



Perché abbiamo a sinistra la zona dove ci sono azioni che hanno reso meno dell’indice e altre, a destra che hanno reso più dell’indice. Poi ci sono azioni che hanno una tenuta di strada maggiore dell’indice e altre, poche, che hanno una tenuta peggiore dell’indice, sotto.

Quali sono le azioni che interessano noi? Dipende dalla nostra strategia. Facciamone una semplice. Vogliamo uno azione che vada più forte dell’indice. Basta spostarci nel quadrante a destra. In evidenza c’è Leonardo. 

Vogliamo invece una  azione che ha perso molto perché riteniamo che abbia finito di prenderle? La troviamo nel quadrante a sinistra. Per es. A2A o ENEL

Vorrei farvi notare alcune cose. Una delle azioni che ha reso di più nel periodo considerato è Leonardo, che è sulla linea del +30% di rendimento e del 6% di volatilità. E dalla parte opposta abbiamo Italgas che ha perso il 10% con una volatilità veramente bassa, meno di quella dell’indice.  

Vedete che c’è anche una linea che passa attraverso la nuvola dei punti? E’ una - chiamiamola - specie di media.  Cosa ci dice questa linea? Che all’aumentare del rendimento aumenta anche la perdita della tenuta di strada. E un po’ come se il ciclista preso dallo sforzo di pedalare non badasse più di tanto all’assetto. 

E questo però crea due problemi. Il primo è che perdere l’assetto potrebbe farlo scendere in classifica del rendimento. Vedete Ferrari? Ha un rischio non lontano da Leonardo ma un rendimento molto minore. Il secondo è che a causa degli scossoni noi che investiamo potremmo farci prendere dallo sconforto e abbandonare la scommessa. 

Un po’ come quando abbiamo una fidanzata molto attraente ma che ci fa uscire matti.

Per questa ragione i professionisti degli investimenti sono sempre molto attenti al rapporto tra il rischio ed il rendimento, o se preferite cercano di selezionare quelle che chiameremo acque chete, quelle che non si fanno notare.