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lunedì 15 settembre 2025

L’oro dalla maschera di Tutankhamon ai portafogli degli investitori moderni

1. Perché l’oro affascina da millenni?

Quando si parla di oro, è facile pensare a qualcosa di statico, eterno, immutabile. In realtà, se osserviamo la storia, l’oro è stato tutto fuorché immobile: ha assunto nel tempo significati profondamente diversi, legati alla cultura, alla politica e all’economia delle varie epoche. Comprendere come e perché la percezione del suo valore non sia cambiata può offrire spunti preziosi anche per chi oggi sta costruendo o difendendo un patrimonio.

Un esempio della sua funzione sacrale lo troviamo con il tesoro di Tutankhamon, scoperto nel 1922 nella Valle dei Re. Nell’antico Egitto, l’oro era sacro, simbolo della divinità e dell’eternità. Oggetti come la celebre maschera funeraria del giovane faraone avevano lo scopo di garantire protezione e continuità nell’aldilà. L’oro non era una merce, ma un “ponte” tra il mondo terreno e quello divino.

2. Dalla sacralità al potere politico: l’oro a Roma

Con il passaggio alla civiltà romana, l’oro si “secolarizza”. Non è più legato agli dèi, ma al potere. Le monete, come il celebre Aureo, non erano solo strumenti di scambio: erano propaganda politica, simboli tangibili della stabilità e dell’autorità imperiale. Il messaggio era chiaro: “Il potere di Roma è garantito dall’oro”.

In questo contesto, l’oro diventa ciò che oggi definiremmo un asset strategico. Era usato per finanziare guerre, corrompere, consolidare l’immagine dell’Impero. Un ruolo ben diverso da quello sacrale egiziano, ma altrettanto centrale.

3. Oggi: cosa rappresenta l’oro per un investitore?

Nel mondo contemporaneo, l’oro continua a occupare un posto unico. Non è più una moneta né un oggetto sacro, ma è ancora visto come bene rifugio: un’ancora in tempi di incertezza.

Negli ultimi mesi, abbiamo visto asset tradizionalmente considerati sicuri – come i titoli di Stato americani – perdere parte della loro aura di invulnerabilità. La geopolitica instabile, i debiti pubblici elevati, le crisi geopolitiche hanno contribuito a rendere i mercati più volatili. In questo scenario, l’oro ha mantenuto (e rafforzato) il suo ruolo di “bene che r-esiste”.

A differenza di una valuta o di un’obbligazione, il valore dell’oro non dipende dalla solidità di uno Stato o da un rating di agenzia, ma da quanto sia universalmente desiderato fin dalla notte dei tempi.

4. L’oro come componente di un portafoglio bilanciato

Per chi sta costruendo un patrimonio, magari in vista del passaggio generazionale, l’oro può offrire una forma di protezione che va oltre il semplice rendimento. Non è necessariamente un investimento speculativo, ma potrebbe, se usato opportunamente, essere un elemento di stabilità.

Si potrebbe ad esempio considerare di destinare una piccola quota (5-10%) in oro fisico o strumenti legati al prezzo dell’oro (ETF, ETC), proprio per diversificare il rischio.
MA attenzione la scelta dello strumento e della percentuale da allocare: non sono scelte da fare a caso. Occorre l’assistenza di un consulente, non di un venditore.

L’oro non sostituisce azioni, obbligazioni o immobili, ma li bilancia. In scenari di alta inflazione, svalutazione monetaria o shock geopolitici, ha spesso mostrato una capacità superiore di mantenere il proprio valore.

5. Incenso, mirra… e oro: cosa rimane?

Nel Vangelo, i Re Magi offrono a Gesù Bambino oro, incenso e mirra. Di questi tre doni, solo uno è ancora oggi custodito nei caveau bancari. Perché? Perché l’oro ha saputo adattarsi ai tempi. L’incenso non ha più valore commerciale. La mirra è materia da archeologi. Ma l’oro, no. L’oro è ancora quotato ogni giorno sui mercati internazionali, ancora detenuto dalle banche centrali, ed anzi, in questi mesi comperato a discapito dei T-bond.

È questo che lo rende unico: è una “bolla speculativa” che non scoppia da almeno 5000 anni, ma attenzione, non per questo l’oro deve essere visto come un oggetto semplice da maneggiare. 


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