Il tempo è tiranno e invece qui ci sarebbe da scrivere per un bel po', fare studi e ricerche, approfondire...
Abbiate pazienza. Eventualmente stimolatemi a ritornare su qualche parte di questo post che vi possa interessare.
In questi giorni ho avuto modo di esaminare una proposta di investimento.
Ho notate due cose.
Il bancario che aveva stilato la proposta ha inserito praticamente tutti gli strumenti che aveva a disposizione, suddividendo l'importo in base alla sua stima della propensione al rischio del cliente.
Interessante notare che io l'avevo percepita in modo differente. Già qui si potrebbe scrivere un libro, ma tant'è...
Quello che mi interessa evidenziare è che la diversificazione eseguita spalmando una cifra su n. prodotti omogenei diventa un boomerang: una diversificazione naive non tiene conto di fenomeni come le correlazioni e quindi diventa dannosa.
Mi spiego meglio.
Se la Investibene sgr ha un numero limitato di fondi (peraltro anche buoni, secondo Morningstar) e si investe 5 sul fondo azionario, 20 sul bilanciato, 40 sul bilanciato prudente della stessa famiglia, facilmente non sto facendo diversificazione.
Se scende l'azionario scenderanno anche gli altri in proporzione.
Diversificare bene vuol dire: scende uno ma sale l'altro...
Ma non è questo l'argomento che mi ha fatto venire l'orticaria.
La parte per così dire "prudente" della proposta prevedeva l'investimento in due obbligazioni della casa ed un certificato di deposito.
Il certificato di deposito dovrebbe essere garantito come il c.corrente, ma non ho modo di esserne sicuro per una serie di ragioni che tralascio...
Quello che mi pare invece emergere con chiarezza è che le obbligazioni proposte, rendono come un Titolo di Stato di analoga duration ma - come si evince dal prospetto - la banca non si impegna a riacquistarle e naturalmente sono soggette a bail in.
Quindi se uno vuole disinvestire prima della scadenza o per necessità o per timori sulla solidità deve sperare di trovare un acquirente.
E questo ci rimanda a vicende similari di investimenti di valori illiquidi a clientela inesperta.
Per indorare la pillola nel prospetto informativo si scrive che le obbligazioni sono coperte dal fondo di garanzia degli obbligazionisti delle BCC.
Non ho tempo di fare una indagine approfondita, e quindi potrei in qualche modo arrivare a valutazioni affrettate, però mi chiedo: il fondo in questione ha una capienza di 500 milioni di euro. Basteranno? Non basteranno? Non so.
Ma perché comperare un titolo illiquido e dalla solvibilità "dubbia" (sarà inferiore o superiore a quella dello Stato Italiano), che non verrà mai quotato, quando è possibile scegliere - senza praticamente perderci - in un titolo di Stato?
Insomma. La strada verso una consulenza che non sia mera vendita di prodotti propri mi pare ancora lunga.
Disclaimer
Dedicato alla gestione e alla crescita del patrimonio per una clientela d'élite. Innovazione e tradizione al servizio dei tuoi investimenti.
venerdì 16 dicembre 2016
sabato 26 novembre 2016
Addio Fidel - Riflessioni sulla morte e sul Super Enalotto
L'annuncio della morte di Fidel è stata accolta con rammarico da alcuni e con esultanza da altri.
Anche se ragionevolmente potremmo concordare che la morte non sia il male maggiore o la cosa più importante che possa accadere ad una persona, resta un evento che polarizza l'attenzione.
La nostra mente è infatti affascinata dagli eventi estremi, quelli che in finanza sono definiti con elevata skew.
Non c'è dubbio che la morte o la vincita di una montagna di soldi siano eventi universalmente affascinanti proprio perché dotati di elevata skew.
E ancora, non è un caso che per la massa della gente sia meglio vincere il primo premio del Superenalotto che la medaglia Fields, perché è più comprensibile un evento ad elevata skew materiale piuttosto che intellettuale.
Tuttavia la nostra mente resta maggiormente affascinata da uno o dall'altro, in fondo, per le medesime ragioni. E' una questione di pesi.
Come sempre il nostro cervello ci guida, e troppo spesso inconsapevolmente.
Come avevo scritto, tempo addietro, una buona chiave interpretativa del nostro agire è stata fornita da S. Reiss dell'Università dell'Ohio.
In sostanza, secondo questa teoria, esistono 16 comportamenti di base, insiti nella mente di ciascun uomo. Sono una sorta di tavolozza motivazionale.
Poi, per ragioni poco chiare, durante la nostra formazione, sviluppiamo 4 o 5 valori che daranno la spinta concreta al nostro agire.
Tra questi naturalmente ci sono sia la necessità di uguaglianza sociale che la volontà di indipendenza ed auto-realizzazione.
Capite bene dunque che per un individuo con elevata sensibilità all'uguaglianza sociale, Fidel sia diventato o possa diventare un idolo.
Nell'interpretazione delle azioni del Lider Maximo - che necessariamente è soggettiva - avrà per taluni maggior peso quanto ha fatto con l'obiettivo della parità, piuttosto di quanto abbia limitato la libertà degli oppositori.
Per altri invece sarà l'inverso.
L'equazione potrebbe essere: 10 mil. di cubani adesso hanno molto di più di quanto avevano prima e 6000 condanne a morte con qualche migliaio di detenuti politici sono un prezzo (non) accettabile.
Anche se la retorica racconta che è meglio la libertà rispetto alla materialità, abbastanza spesso i rivoluzionari, animati dalla volontà di libertà hanno poi represso la dissidenza e comperato la popolazione quiescente con "la roba".
E non sono affatto sorpreso che questo Papa così attento alle disuguaglianze abbia espresso sincero rammarico per la morte di un comunista.
Segnalo infine con orgoglio che mio figlio mi ha aiutato nella revisione del post.
Anche se ragionevolmente potremmo concordare che la morte non sia il male maggiore o la cosa più importante che possa accadere ad una persona, resta un evento che polarizza l'attenzione.
La nostra mente è infatti affascinata dagli eventi estremi, quelli che in finanza sono definiti con elevata skew.
Non c'è dubbio che la morte o la vincita di una montagna di soldi siano eventi universalmente affascinanti proprio perché dotati di elevata skew.
E ancora, non è un caso che per la massa della gente sia meglio vincere il primo premio del Superenalotto che la medaglia Fields, perché è più comprensibile un evento ad elevata skew materiale piuttosto che intellettuale.
Tuttavia la nostra mente resta maggiormente affascinata da uno o dall'altro, in fondo, per le medesime ragioni. E' una questione di pesi.
Come sempre il nostro cervello ci guida, e troppo spesso inconsapevolmente.
Come avevo scritto, tempo addietro, una buona chiave interpretativa del nostro agire è stata fornita da S. Reiss dell'Università dell'Ohio.
In sostanza, secondo questa teoria, esistono 16 comportamenti di base, insiti nella mente di ciascun uomo. Sono una sorta di tavolozza motivazionale.
Poi, per ragioni poco chiare, durante la nostra formazione, sviluppiamo 4 o 5 valori che daranno la spinta concreta al nostro agire.
Tra questi naturalmente ci sono sia la necessità di uguaglianza sociale che la volontà di indipendenza ed auto-realizzazione.
Capite bene dunque che per un individuo con elevata sensibilità all'uguaglianza sociale, Fidel sia diventato o possa diventare un idolo.
Nell'interpretazione delle azioni del Lider Maximo - che necessariamente è soggettiva - avrà per taluni maggior peso quanto ha fatto con l'obiettivo della parità, piuttosto di quanto abbia limitato la libertà degli oppositori.
Per altri invece sarà l'inverso.
L'equazione potrebbe essere: 10 mil. di cubani adesso hanno molto di più di quanto avevano prima e 6000 condanne a morte con qualche migliaio di detenuti politici sono un prezzo (non) accettabile.
Anche se la retorica racconta che è meglio la libertà rispetto alla materialità, abbastanza spesso i rivoluzionari, animati dalla volontà di libertà hanno poi represso la dissidenza e comperato la popolazione quiescente con "la roba".
E non sono affatto sorpreso che questo Papa così attento alle disuguaglianze abbia espresso sincero rammarico per la morte di un comunista.
Segnalo infine con orgoglio che mio figlio mi ha aiutato nella revisione del post.
giovedì 24 novembre 2016
Diamanti e cedole - Un triste epilogo ed una facile previsione
Buongiorno
oggi apprendo dalla Reuters che
"Borsa Diamanti d'Italia... non ha mai condiviso che i diamanti fossero venduti a scopo di investimento a prezzi fino al doppio del listino Rapaport e senza un'attività di consulenza personalizzata"
e che
"Le banche incassano una corposa commissione sulla vendita solo per svolgere attività di segnalazione e di raccolta ordini, mentre il contratto di acquisto viene firmato dal cliente solo con il broker di diamanti partner della banca".
Ma queste cose chi mi segue le sapeva già da anni basta vedere Qui e Qui.
Non è per fare il saputello perché non ho la sfera di cristallo e le mie belle pirlate le dico anche io. Ma ci sono alcuni argomenti che sono decisamente facili da prevedere poiché la conclusione è insita nella loro stessa natura [cfr. la rana e lo scorpione].
Un altro argomento che è in divenire ma il cui epilogo è facilmente prevedibile "a priori" è quello dei certificati con cedola che stanno fioccando in questo periodo.
Adesso che si prendono le distanze dai diamanti, il conto economico lo si dovrà pur far quadrare in qualche altro modo, visto che i tassi sono a 0 e prestare denaro non rende.
Inoltre poiché l'investitore italiano vuole vedere "le cedole" ci sono fior di istituzioni e consulenti che gliele fanno vedere, anche dove non ci sono.
In questo periodo (non faccio nomi per non fare ingiustizie) ci sono quotidianamente offerte di certificati legati ad azioni. La scommessa è così descrivibile.
Ci sono 3 azioni che oggi quotano X, Y, Z.
Tu investitore mi dai 1000. Entro un mese io ti darò una prima cedola del (per es. 10%). Poi ti pagherò uno 0.5% al mese se le oscillazioni del titolo non scendono sotto una certa barriera.
Se il prezzo del titolo sale oltre un tot, il contratto si chiude in anticipo e ti restituisco i soldi. Se il prezzo scende oltre la barriera ti prendi i titoli (che valgono non più del 40%-50% del valore odierno.
Senza entrare nei tecnicismi o nel dettaglio basta seguire la logica.
il contratto dice
1) compera (di fatto) una azione o un paniere di azioni.
2) se l'azione sale molto la devi rivendere a chi ti ha fatto il contratto.
3) se l'azione scende molto te la devi tenere.
Se mi permettete una ardita metafora è come sposarsi la suocera invece che la moglie.
Disclaimer
oggi apprendo dalla Reuters che
"Borsa Diamanti d'Italia... non ha mai condiviso che i diamanti fossero venduti a scopo di investimento a prezzi fino al doppio del listino Rapaport e senza un'attività di consulenza personalizzata"
e che
"Le banche incassano una corposa commissione sulla vendita solo per svolgere attività di segnalazione e di raccolta ordini, mentre il contratto di acquisto viene firmato dal cliente solo con il broker di diamanti partner della banca".
Ma queste cose chi mi segue le sapeva già da anni basta vedere Qui e Qui.
Non è per fare il saputello perché non ho la sfera di cristallo e le mie belle pirlate le dico anche io. Ma ci sono alcuni argomenti che sono decisamente facili da prevedere poiché la conclusione è insita nella loro stessa natura [cfr. la rana e lo scorpione].
Un altro argomento che è in divenire ma il cui epilogo è facilmente prevedibile "a priori" è quello dei certificati con cedola che stanno fioccando in questo periodo.
Adesso che si prendono le distanze dai diamanti, il conto economico lo si dovrà pur far quadrare in qualche altro modo, visto che i tassi sono a 0 e prestare denaro non rende.
Inoltre poiché l'investitore italiano vuole vedere "le cedole" ci sono fior di istituzioni e consulenti che gliele fanno vedere, anche dove non ci sono.
In questo periodo (non faccio nomi per non fare ingiustizie) ci sono quotidianamente offerte di certificati legati ad azioni. La scommessa è così descrivibile.
Ci sono 3 azioni che oggi quotano X, Y, Z.
Tu investitore mi dai 1000. Entro un mese io ti darò una prima cedola del (per es. 10%). Poi ti pagherò uno 0.5% al mese se le oscillazioni del titolo non scendono sotto una certa barriera.
Se il prezzo del titolo sale oltre un tot, il contratto si chiude in anticipo e ti restituisco i soldi. Se il prezzo scende oltre la barriera ti prendi i titoli (che valgono non più del 40%-50% del valore odierno.
Senza entrare nei tecnicismi o nel dettaglio basta seguire la logica.
il contratto dice
1) compera (di fatto) una azione o un paniere di azioni.
2) se l'azione sale molto la devi rivendere a chi ti ha fatto il contratto.
3) se l'azione scende molto te la devi tenere.
Se mi permettete una ardita metafora è come sposarsi la suocera invece che la moglie.
Disclaimer
martedì 15 novembre 2016
Post al volo - Che succede al Monte Paschi?
Buongiorno ai miei lettori.
Oggi una chiacchiera molto veloce, da bar, giusto per tenervi informati su cosa sta succedendo al Monte Paschi.
Immagino che a molti non sarà sfuggito che il titolo azionario è in altalena a colpi di + o - 10% ed oltre.
La situazione
1) il MPS ha molti crediti "in sofferenza" e il capitale potrebbe non essere adeguato per operare (rischia il fallimento).
2) Dal caso Cipro in avanti se una banca è in difficoltà prima "pagano" gli azionisti poi gli obbligazionisti ed infine i correntisti sopra i 100 mila euro.
Gli sviluppi odierni
E' in atto una proposta di conversione di obbligazioni in azioni che riguarda molte serie di obbligazioni subordinate (cioè di minore sicurezza e per questo a suo tempo vendute come più redditizie).
La proposta è così riassumibile.
"Caro Obbligazionista, la banca è come sai in difficoltà. Se converti volontariamente le tue obbligazioni in azioni ti assumi un rischio, perché da creditore diventi comproprietario della Banca. Ti facciamo altresì notare che se non ci aiuti, non convertendo le tue obbligazioni, i guai potrebbero essere peggiori: infatti se non troviamo qualcun altro che mette dei soldi freschi nel capitale della banca questa potrebbe "fallire" e tu ti ritroveresti creditore di un soggetto che non ti darà il becco di un quattrino".
Questa cosa è già capitata con Parmalat, Argentina e altri.
Due cose per concludere.
La signora Gina di Voghera, che stava cercando di far rendere i suoi risparmi adesso ha in mano strumenti di investimento che scottano e non sa bene come fare per levarsi d'impiccio. Anche perché - quasi certamente - a suo tempo, le avranno detto "vorrà mica che il Monte Paschi fallisca?"
Ma la cosa interessante è che anche se il debitore è sicuro ma i tassi di interesse dovessero risalire ci sarà comunque una strage sui portafogli obbligazionari che hanno titoli ad elevata duration.
Disclaimer
https://drive.google.com/file/d/0B7gR8amnCKIAQ0E1V0VuNGdkYXM/view
Oggi una chiacchiera molto veloce, da bar, giusto per tenervi informati su cosa sta succedendo al Monte Paschi.
Immagino che a molti non sarà sfuggito che il titolo azionario è in altalena a colpi di + o - 10% ed oltre.
La situazione
1) il MPS ha molti crediti "in sofferenza" e il capitale potrebbe non essere adeguato per operare (rischia il fallimento).
2) Dal caso Cipro in avanti se una banca è in difficoltà prima "pagano" gli azionisti poi gli obbligazionisti ed infine i correntisti sopra i 100 mila euro.
Gli sviluppi odierni
E' in atto una proposta di conversione di obbligazioni in azioni che riguarda molte serie di obbligazioni subordinate (cioè di minore sicurezza e per questo a suo tempo vendute come più redditizie).
La proposta è così riassumibile.
"Caro Obbligazionista, la banca è come sai in difficoltà. Se converti volontariamente le tue obbligazioni in azioni ti assumi un rischio, perché da creditore diventi comproprietario della Banca. Ti facciamo altresì notare che se non ci aiuti, non convertendo le tue obbligazioni, i guai potrebbero essere peggiori: infatti se non troviamo qualcun altro che mette dei soldi freschi nel capitale della banca questa potrebbe "fallire" e tu ti ritroveresti creditore di un soggetto che non ti darà il becco di un quattrino".
Questa cosa è già capitata con Parmalat, Argentina e altri.
Due cose per concludere.
La signora Gina di Voghera, che stava cercando di far rendere i suoi risparmi adesso ha in mano strumenti di investimento che scottano e non sa bene come fare per levarsi d'impiccio. Anche perché - quasi certamente - a suo tempo, le avranno detto "vorrà mica che il Monte Paschi fallisca?"
Ma la cosa interessante è che anche se il debitore è sicuro ma i tassi di interesse dovessero risalire ci sarà comunque una strage sui portafogli obbligazionari che hanno titoli ad elevata duration.
Disclaimer
https://drive.google.com/file/d/0B7gR8amnCKIAQ0E1V0VuNGdkYXM/view
giovedì 3 novembre 2016
Niente exit siamo inglesi
Chi ricorda l'esilarante commedia "Niente sesso siamo inglesi"?
Pochi temo.
Oggi offro ai miei lettori una occasione memorabile.
Quella di rinfacciarmi tra un po' di tempo anche questa previsione.
Qui c'è il commento che avevo fatto a caldo, mentre il referendum era ancora in corso.
Oggi l'Alta Corte inglese impone il voto del Parlamento per poter effettuare la brexit. Non basta cioè che sia il Governo a decidere, sebbene supportato dal referendum consultivo.
La decisione dell'Alta Corte aiuta il partito del remain, dopo il fuggi fuggi generale, con Farage, ma non solo, dimissionario.
C'è ovviamente l'opposizione formale a questa novità. Il Governo farà ricorso, ma in fondo questa è una boccata di ossigeno per tutti.
Il Parlamento è tutto per il "remain".
Mi pare che la democrazia inglese si sta piano piano italianizzando.
Teniamo famiglia, che senso ha buttare a mare la City e le industrie, visto che già ci facciamo abbondantemente i fatti nostri, tra moneta e concessioni?
Adesso la palla è di nuovo sugli spalti, con buona pace di Schauble che voleva "la lettera" prima delle ferie.
Anzi, adesso, con il terremoto secondo me Renzi negozia per un remain alle sue condizioni...
E considerando che (estremizzando un po') per adesso la sola beneficiaria dell'Unione Europea è stata la Germania direi che va bene così.
Pochi temo.
Oggi offro ai miei lettori una occasione memorabile.
Quella di rinfacciarmi tra un po' di tempo anche questa previsione.
Qui c'è il commento che avevo fatto a caldo, mentre il referendum era ancora in corso.
Oggi l'Alta Corte inglese impone il voto del Parlamento per poter effettuare la brexit. Non basta cioè che sia il Governo a decidere, sebbene supportato dal referendum consultivo.
La decisione dell'Alta Corte aiuta il partito del remain, dopo il fuggi fuggi generale, con Farage, ma non solo, dimissionario.
C'è ovviamente l'opposizione formale a questa novità. Il Governo farà ricorso, ma in fondo questa è una boccata di ossigeno per tutti.
Il Parlamento è tutto per il "remain".
Mi pare che la democrazia inglese si sta piano piano italianizzando.
Teniamo famiglia, che senso ha buttare a mare la City e le industrie, visto che già ci facciamo abbondantemente i fatti nostri, tra moneta e concessioni?
Adesso la palla è di nuovo sugli spalti, con buona pace di Schauble che voleva "la lettera" prima delle ferie.
Anzi, adesso, con il terremoto secondo me Renzi negozia per un remain alle sue condizioni...
E considerando che (estremizzando un po') per adesso la sola beneficiaria dell'Unione Europea è stata la Germania direi che va bene così.
domenica 16 ottobre 2016
Executive Professional di Manageritalia - Relazione di fine mandato 2014-2016
Buongiorno!
Può darsi che non sappiate che sono il rappresentante territoriale degli Executive Professional di Manager Italia, l'organismo di rappresentanza dei dirigenti, quadri e professional del terziario.
Quella che segue è la mia relazione di fine mandato 2014-2016. Prego tutti di leggerla, soprattutto i non associati.
Potreste scoprire che associarsi o consigliare un vostro conoscente di farlo è una buona idea.
L'obiettivo strategico di lungo periodo è la creazione di un organismo che ci offra:
- visibilità pubblica e rappresentanza;
- servizi che non siano la mera riproposizione di quelli offerti ai nostri colleghi, vista la nostra peculiare condizione contrattuale;
- una ampia serie di relazioni che ci permettano di espandere il business ed i nostri interessi.
Come ricorderete il primo biennio ha visto la definizione di questi obiettivi e la costituzione degli organi degli E.P. in seno alla Federazione. In seguito abbiamo dato l’avvio ai lavori per definire gli standard della categoria professionale di cui facciamo parte.
Nel secondo biennio – l’attuale – completato il rodaggio della struttura, abbiamo iniziato la strada verso la meta.
Il primo mezzo scelto per implementare la strategia delineata è stato ideare e creare uno strumento specifico che ci permettesse di renderci maggiormente visibili all’interno dell’Associazione e più spendibili e competitivi all’esterno.
Nella nostra visione, il progetto “Experienced E.P.” è adatto allo scopo:
infatti se gli E.P. sono portatori di elevate professionalità caratterizzati da un inquadramento contrattuale atipico e Manager Italia da 70 anni si occupa di rappresentanza degli interessi dei manager, ci è sembrato opportuno che l’Associazione dei Manager potesse dichiarare, in virtù della propria storia ed esperienza, che un suo iscritto è esperto nella propria attività.
Così abbiamo prima definito e poi consolidato i criteri e le procedure per stabilire quali iscritti possano essere considerati “Experienced”.
Grazie al riconoscimento di Manager Italia il titolo “Experienced” può essere essere utilizzato anche all’esterno della nostra Associazione, anche grazie agli strumenti di comunicazione predisposti ad hoc, rendendoci quindi più visibili rispetto alla concorrenza.
Colgo in questo frangente l’occasione per invitarvi a richiedere il titolo “Experienced” e vi invito a segnalare ai colleghi e ai conoscenti sia l’esistenza dell’Associazione sia della qualifica.
Circa il futuro i prossimi obiettivi saranno:
- aumentare il numero degli E.P.;
- aumentare il numero degli associati certificati “Experienced” per creare una maggior consapevolezza a livello interno e visibilità verso l’esterno del gruppo;
- implementare un sistema di welfare che sia competitivo ed adatto ai nostri profili.
Infine, a livello locale, sto immaginando di creare una struttura consortile per lo sviluppo del business personale. Se verrò riconfermato, entro la fine dell’anno indirò la riunione costitutiva del common degli E.P. dove sarò ben lieto di incontrarvi: il lavoro da fare è veramente molto.
Può darsi che non sappiate che sono il rappresentante territoriale degli Executive Professional di Manager Italia, l'organismo di rappresentanza dei dirigenti, quadri e professional del terziario.
Quella che segue è la mia relazione di fine mandato 2014-2016. Prego tutti di leggerla, soprattutto i non associati.
Potreste scoprire che associarsi o consigliare un vostro conoscente di farlo è una buona idea.
Gentili colleghi
al termine del mio
secondo mandato sono lieto di offrirvi un resoconto estremamente
sintetico della mia attività di rappresentante territoriale degli
Executive Professional di Manager Italia.
L'obiettivo strategico di lungo periodo è la creazione di un organismo che ci offra:
- visibilità pubblica e rappresentanza;
- servizi che non siano la mera riproposizione di quelli offerti ai nostri colleghi, vista la nostra peculiare condizione contrattuale;
- una ampia serie di relazioni che ci permettano di espandere il business ed i nostri interessi.
Come ricorderete il primo biennio ha visto la definizione di questi obiettivi e la costituzione degli organi degli E.P. in seno alla Federazione. In seguito abbiamo dato l’avvio ai lavori per definire gli standard della categoria professionale di cui facciamo parte.
Nel secondo biennio – l’attuale – completato il rodaggio della struttura, abbiamo iniziato la strada verso la meta.
Il primo mezzo scelto per implementare la strategia delineata è stato ideare e creare uno strumento specifico che ci permettesse di renderci maggiormente visibili all’interno dell’Associazione e più spendibili e competitivi all’esterno.
Nella nostra visione, il progetto “Experienced E.P.” è adatto allo scopo:
infatti se gli E.P. sono portatori di elevate professionalità caratterizzati da un inquadramento contrattuale atipico e Manager Italia da 70 anni si occupa di rappresentanza degli interessi dei manager, ci è sembrato opportuno che l’Associazione dei Manager potesse dichiarare, in virtù della propria storia ed esperienza, che un suo iscritto è esperto nella propria attività.
Così abbiamo prima definito e poi consolidato i criteri e le procedure per stabilire quali iscritti possano essere considerati “Experienced”.
Grazie al riconoscimento di Manager Italia il titolo “Experienced” può essere essere utilizzato anche all’esterno della nostra Associazione, anche grazie agli strumenti di comunicazione predisposti ad hoc, rendendoci quindi più visibili rispetto alla concorrenza.
Colgo in questo frangente l’occasione per invitarvi a richiedere il titolo “Experienced” e vi invito a segnalare ai colleghi e ai conoscenti sia l’esistenza dell’Associazione sia della qualifica.
Circa il futuro i prossimi obiettivi saranno:
- aumentare il numero degli E.P.;
- aumentare il numero degli associati certificati “Experienced” per creare una maggior consapevolezza a livello interno e visibilità verso l’esterno del gruppo;
- implementare un sistema di welfare che sia competitivo ed adatto ai nostri profili.
Infine, a livello locale, sto immaginando di creare una struttura consortile per lo sviluppo del business personale. Se verrò riconfermato, entro la fine dell’anno indirò la riunione costitutiva del common degli E.P. dove sarò ben lieto di incontrarvi: il lavoro da fare è veramente molto.
mercoledì 7 settembre 2016
Introduzione al common
Buongiorno
sto facendo una lettura interessante. Vi prego di voler esaminare questo breve documento, perché potrebbe avere ricadute pratiche su di noi: sto meditando di creare un common.
I dettagli seguiranno presto
Esempi storici
Wikipedia
Internet
La caratterizzazione del common è data da
Il Common è un modo di pensare ed agire molto differente dal normale agire sul mercato capitalistico.
Come non si fa common.
Il common non è un mezzo pubblicitario per farsi conoscere attraverso offerte a prezzi vantaggiosi indirizzate agli altri partecipanti. Non si deve offrire ai colleghi associati i propri servizi gratuitamente. Sono naturalmente libero di farlo, ma questo è altro rispetto alla dinamica del common. Ciascuno è impegnato ad offrire i servizi che è in grado di offrire - come stabilito collettivamente – al fine di raggiungere l’obiettivo sociale.
Banalmente. Un consulente finanziario non deve offrire gratis o a condizioni agevolate i propri servizi agli altri partecipanti al common. Se sarà chiamato a farlo dovrà invece gestire gratuitamente (salve le spese vive) i fondi che il common riterrà necessario costituire per il proprio funzionamento.
sto facendo una lettura interessante. Vi prego di voler esaminare questo breve documento, perché potrebbe avere ricadute pratiche su di noi: sto meditando di creare un common.
I dettagli seguiranno presto
Introduzione
al common
Esempi storici
Cooperativa
agricola/zootecnica
A
rotazione si faceva pascolare il bestiame sui pascoli in comune (o si
migliorava il pascolo edificando un ricovero). Nonostante il lavoro
svolto per il comune obiettivo il latte prodotto dalle vacche
di ciascun allevatore era “privato” e i ricavi erano privati. Al
limite ci si consorziava per venderlo meglio.
Consorzio alimentare
Consorzio alimentare
Un
gruppo di acquisto permette di avere migliori condizioni e ciascuno
paga i propri consumi.
Modelli
moderni
Wikipedia
Se
si condividono informazioni si generano maggiori opportunità per
ciascuno e le eventuali ricadute economiche generate dalle
informazioni messe in comune possono essere privatizzate.
Internet
Ciascun
ISP si impegna a trattare il traffico che gli viene convogliato.
La caratterizzazione del common è data da
- un obiettivo comune;
- uno sforzo collettivo gratuito (o
quasi);
-
una gestione
democratica delle
risorse messe a disposizione
volontariamente.
-
Non ci sono barriere all’ingresso o all’uscita ed in
genere le sanzioni materiali per gli inadempienti sono tenui. Per
converso il rischio reputazionale - con tutti i suoi risvolti - è
gigantesco e temuto.
Il Common è un modo di pensare ed agire molto differente dal normale agire sul mercato capitalistico.
Come non si fa common.
Il common non è un mezzo pubblicitario per farsi conoscere attraverso offerte a prezzi vantaggiosi indirizzate agli altri partecipanti. Non si deve offrire ai colleghi associati i propri servizi gratuitamente. Sono naturalmente libero di farlo, ma questo è altro rispetto alla dinamica del common. Ciascuno è impegnato ad offrire i servizi che è in grado di offrire - come stabilito collettivamente – al fine di raggiungere l’obiettivo sociale.
Banalmente. Un consulente finanziario non deve offrire gratis o a condizioni agevolate i propri servizi agli altri partecipanti al common. Se sarà chiamato a farlo dovrà invece gestire gratuitamente (salve le spese vive) i fondi che il common riterrà necessario costituire per il proprio funzionamento.
In
concreto
1)
si stabilisce un obiettivo comune
2)
si inventariano le risorse
3)
si stabilisce come raggiungere l’obiettivo, con un metodo
assembleare.
domenica 28 agosto 2016
I simboli e la psiche: da Andreotti alle Banche, passando per Marchionne
Buona domenica!
Questo agosto insolito mi permette di rinverdire il blog come non facevo da anni.
Questa mattina, mentre, per mia somma fortuna, mi inerpicavo verso la frazione superiore, ho avuto modo di fare un un piccolo ragionamento che mi pare degno di essere condiviso.
Voi sapete che l'uomo è un animale simbolico. E' per questa ragione che si accumula più denaro di quello che è ragionevolmente necessario per vivere, o per converso, che si ricompensino gli atti di eroismo o di eccellenza con medaglie.
Ebbene, ho finalmente capito perché lo slogan "l'Europa delle Banche" sia così diffuso e presumibilmente sarà longevo.
Vi ricordate quando negli anni 70 nei cortei si ripeteva "Andreotti non ci fotti"? O quando si scandivano invettive contro Agnelli?
Oltre ad essere persone erano anche simboli. Di un mondo che non piaceva e che andava in qualche modo eliminato.
Poi c'è stata la globalizzazione. In quegli anni molto spesso ho sentito ripetere che le masse stavano sopportando in silenzio cose che negli anni 60 o 70 avrebbero portato a rivoluzioni e scontri di piazza.
Oggi credo di aver scoperto una ragione non secondaria dell'innalzamento del livello di sopportazione: la mancanza di un simbolo, di un catalizzatore della rabbia.
"globalizzione" è un concetto astratto. Lo pronunci e non ti viene in mente qualcosa che possa essere facilmente rappresentato.
E quindi le masse combattevano contro un fantasma.
Poi, per una serie di eventi che sarebbe troppo lungo riportare, ecco che arriva l'intuizione giusta. Le banche sono "elette" a catalizzatore. Sono un simbolo perfetto. Facile da visualizzare, e fa riferimento a dinamiche assolutamente oscure ai più. Sono l'equivalente della "fisica quantistica" utilizzata dai santoni new age per dare spiegazioni ai discepoli.
Ecco quindi che questo oggetto del pubblico ludibrio è probabilmente destinato a restare un must per i prossimi 10 o 20 anni.
Ma poichè l'uomo è come sappiamo un animale simbolico, ecco che, quando Marchionne dice una ovvietà totale: "i mercati sono senza morale", si scatenano le reazioni più diverse. Tra queste la più pericolosa è "da che pulpito...".
Questa considerazione fa riferimento a "la gerarchia delle fonti" che viene utilizzata da tempo immemore come mezzo (sbagliato) per definire se una affermazione sia vera o falsa. In sostanza si inferisce (sbagliando) che un mentitore cronico non possa fare affermazioni vere (o viceversa).
Ovviamente questo modo di pensare porta a notevoli distorsioni coognitive.
Basta pensare a qualche slogan come "il Duce ha sempre ragione"; ai titoli di alcuni giornali di partito come la Pravda [Verità] (a questo proposito mi sovviene una famosa battuta che circolava in Unione Sovietica: "nella Pravda non trovi Isvestia e nell'Isvestia non trovi Pravda). Ma se si vuole essere più critici si potrebbe fare un pensierino anche sull'ex cathedra.
Così oggi i rivoluzionari de noantri dotati del loro pesante arsenale concettuale pensano a prendersela con le banche e a pontificare su Marchionne. Dando così il loro pregevole contributo alla stabilità di un sistema che invece andrebbe riformato seriamente.
Questo agosto insolito mi permette di rinverdire il blog come non facevo da anni.
Questa mattina, mentre, per mia somma fortuna, mi inerpicavo verso la frazione superiore, ho avuto modo di fare un un piccolo ragionamento che mi pare degno di essere condiviso.
Voi sapete che l'uomo è un animale simbolico. E' per questa ragione che si accumula più denaro di quello che è ragionevolmente necessario per vivere, o per converso, che si ricompensino gli atti di eroismo o di eccellenza con medaglie.
Ebbene, ho finalmente capito perché lo slogan "l'Europa delle Banche" sia così diffuso e presumibilmente sarà longevo.
Vi ricordate quando negli anni 70 nei cortei si ripeteva "Andreotti non ci fotti"? O quando si scandivano invettive contro Agnelli?
Oltre ad essere persone erano anche simboli. Di un mondo che non piaceva e che andava in qualche modo eliminato.
Poi c'è stata la globalizzazione. In quegli anni molto spesso ho sentito ripetere che le masse stavano sopportando in silenzio cose che negli anni 60 o 70 avrebbero portato a rivoluzioni e scontri di piazza.
Oggi credo di aver scoperto una ragione non secondaria dell'innalzamento del livello di sopportazione: la mancanza di un simbolo, di un catalizzatore della rabbia.
"globalizzione" è un concetto astratto. Lo pronunci e non ti viene in mente qualcosa che possa essere facilmente rappresentato.
E quindi le masse combattevano contro un fantasma.
Poi, per una serie di eventi che sarebbe troppo lungo riportare, ecco che arriva l'intuizione giusta. Le banche sono "elette" a catalizzatore. Sono un simbolo perfetto. Facile da visualizzare, e fa riferimento a dinamiche assolutamente oscure ai più. Sono l'equivalente della "fisica quantistica" utilizzata dai santoni new age per dare spiegazioni ai discepoli.
Ecco quindi che questo oggetto del pubblico ludibrio è probabilmente destinato a restare un must per i prossimi 10 o 20 anni.
Ma poichè l'uomo è come sappiamo un animale simbolico, ecco che, quando Marchionne dice una ovvietà totale: "i mercati sono senza morale", si scatenano le reazioni più diverse. Tra queste la più pericolosa è "da che pulpito...".
Questa considerazione fa riferimento a "la gerarchia delle fonti" che viene utilizzata da tempo immemore come mezzo (sbagliato) per definire se una affermazione sia vera o falsa. In sostanza si inferisce (sbagliando) che un mentitore cronico non possa fare affermazioni vere (o viceversa).
Ovviamente questo modo di pensare porta a notevoli distorsioni coognitive.
Basta pensare a qualche slogan come "il Duce ha sempre ragione"; ai titoli di alcuni giornali di partito come la Pravda [Verità] (a questo proposito mi sovviene una famosa battuta che circolava in Unione Sovietica: "nella Pravda non trovi Isvestia e nell'Isvestia non trovi Pravda). Ma se si vuole essere più critici si potrebbe fare un pensierino anche sull'ex cathedra.
Così oggi i rivoluzionari de noantri dotati del loro pesante arsenale concettuale pensano a prendersela con le banche e a pontificare su Marchionne. Dando così il loro pregevole contributo alla stabilità di un sistema che invece andrebbe riformato seriamente.
giovedì 25 agosto 2016
Il terremoto, tra politica e investimenti
Buongiorno a tutti.
Sono stato emotivamente colpito dal terremoto: provo ad immaginarmi come starei io, senza familiari, casa e lavoro, persi nel giro di un minuto.
Ho una morsa allo stomaco ed un senso di nausea.
Oltre quindi ad un pensiero riverente a tutte le persone coinvolte e un modesto supporto a chi ha perso molto in termini materiali, approfitto del blog per fare qualche riflessione con voi.
Queste considerazioni hanno un effetto catartico perché al caldo ed al comodo del mio studio mi permettono di elaborare e di aggredire le mie emozioni negative.
Una considerazione è relativa al malessere psicologico dei traumatizzati. Perché sia gli scampati sia coloro i quali hanno semplicemente assistito all'evento stanno male?
Per una questione di empatia ovviamente, ma anche perché un terremoto materializza uno dei peggiori incubi umani: toglie ogni possibilità di prevedere il futuro, che è uno dei cardini della nostra attività psichica.
Infatti sono stati versati fiumi di inchiostro per spiegare perché ai bambini piace vedere molte volte lo stesso film o perché gli oracoli, i cartomanti, i metereologi e gli economisti sono così importanti per noi.
In estrema sintesi le catastrofi ci pongono di fronte allo "sconosciuto sconosciuto": ne ho parlato molto diffusamente anche in post recenti, non ci tornerò sopra.
Un'altra considerazione è relativa al comportamento umano.
E' noto che un avvenimento la cui probabilità viene percepita come molto modesta viene classificata ingiustamente come impossibile - e ci si comporta di conseguenza, ignorandola - anche se il suo verificarsi è catastrofico.
Spesso poi, quando la catastrofe si verifica, ci si sente colpiti ingiustamente (questo atteggiamento si vede benissimo anche nel settore degli investimenti, per es. con i tango Bond).
Questa dinamica psicologica innesca il famoso meccanismo "emergenziale" in base al quale, in virtù dell'eccezionalità degli eventi, diventano indispensabili interventi drastici, che spesso non hanno un reale impatto sul problema, ma ci fanno sentire meglio.
Ecco quindi che già oggi la gente invoca l'espropriazione del monte premi del Super Enalotto o il dirottamento del ciarlatanesco "bonus" per i diciottenni.
Ovviamente il tribuno della plebe di turno troverà il modo di soddisfare la pancia dell'elettorato. In fondo i pogrom sono nati proprio con questa funzione.
La ggente si sente molto più rassicurata da un intervento visibile rispetto ad uno efficace. E questo ha profonde conseguenze sia in politica che negli investimenti.
Una considerazione finale.
a) chi governa dovrebbe avere una capacità di visione del futuro e quindi di pianificazione maggiori della popolazione che guida.
b) L'Italia è un paese ad alto rischio, sismico, idrogeologico...
c) Quindi al di là della pianificazione del meccanismo soccorso (e la Protezione
Civile italiana lavora molto bene) un evento catastrofico è una certezza almeno per il Governo.
Non sa né quando né dove, ma sa che accadrà.
Non ho mai sentito un politico parlare di pianificazione economica dei disastri, di un piano precostituito di provvedimenti da applicare a favore delle aree e popolazioni colpite, di fondi accantonati ad hoc.
Notate che non sto parlando di creare depositi di prefabbricati, sto parlando di creare protocolli standard per la gestione politico economica non estemporanea del post crisi.
Invece grazie al "meccanismo emergenziale" abbiamo assistito ieri ad un presidente del Consiglio che faceva il mobiliere e consegnava di persona le case agli aquilani, e oggi temo che vedremo qualcosa di simile.
Grazie appunto alla necessità di privilegiare la visibilità e quindi i voti. Una ruspa in azione porta più voti di una buona politica.
Per questo Warren Buffet è un asso degli investimenti e pochi lo conoscono. Non privilegia le emozioni.
Questo, incredibilmente, ha molto a che fare anche con i vostri investimenti.
Mai fatta la domanda chiave: "Se le cose andassero male come pensi di cavartela?"
Sono stato emotivamente colpito dal terremoto: provo ad immaginarmi come starei io, senza familiari, casa e lavoro, persi nel giro di un minuto.
Ho una morsa allo stomaco ed un senso di nausea.
Oltre quindi ad un pensiero riverente a tutte le persone coinvolte e un modesto supporto a chi ha perso molto in termini materiali, approfitto del blog per fare qualche riflessione con voi.
Queste considerazioni hanno un effetto catartico perché al caldo ed al comodo del mio studio mi permettono di elaborare e di aggredire le mie emozioni negative.
Una considerazione è relativa al malessere psicologico dei traumatizzati. Perché sia gli scampati sia coloro i quali hanno semplicemente assistito all'evento stanno male?
Per una questione di empatia ovviamente, ma anche perché un terremoto materializza uno dei peggiori incubi umani: toglie ogni possibilità di prevedere il futuro, che è uno dei cardini della nostra attività psichica.
Infatti sono stati versati fiumi di inchiostro per spiegare perché ai bambini piace vedere molte volte lo stesso film o perché gli oracoli, i cartomanti, i metereologi e gli economisti sono così importanti per noi.
In estrema sintesi le catastrofi ci pongono di fronte allo "sconosciuto sconosciuto": ne ho parlato molto diffusamente anche in post recenti, non ci tornerò sopra.
Un'altra considerazione è relativa al comportamento umano.
E' noto che un avvenimento la cui probabilità viene percepita come molto modesta viene classificata ingiustamente come impossibile - e ci si comporta di conseguenza, ignorandola - anche se il suo verificarsi è catastrofico.
Spesso poi, quando la catastrofe si verifica, ci si sente colpiti ingiustamente (questo atteggiamento si vede benissimo anche nel settore degli investimenti, per es. con i tango Bond).
Questa dinamica psicologica innesca il famoso meccanismo "emergenziale" in base al quale, in virtù dell'eccezionalità degli eventi, diventano indispensabili interventi drastici, che spesso non hanno un reale impatto sul problema, ma ci fanno sentire meglio.
Ecco quindi che già oggi la gente invoca l'espropriazione del monte premi del Super Enalotto o il dirottamento del ciarlatanesco "bonus" per i diciottenni.
Ovviamente il tribuno della plebe di turno troverà il modo di soddisfare la pancia dell'elettorato. In fondo i pogrom sono nati proprio con questa funzione.
La ggente si sente molto più rassicurata da un intervento visibile rispetto ad uno efficace. E questo ha profonde conseguenze sia in politica che negli investimenti.
Una considerazione finale.
a) chi governa dovrebbe avere una capacità di visione del futuro e quindi di pianificazione maggiori della popolazione che guida.
b) L'Italia è un paese ad alto rischio, sismico, idrogeologico...
c) Quindi al di là della pianificazione del meccanismo soccorso (e la Protezione
Civile italiana lavora molto bene) un evento catastrofico è una certezza almeno per il Governo.
Non sa né quando né dove, ma sa che accadrà.
Non ho mai sentito un politico parlare di pianificazione economica dei disastri, di un piano precostituito di provvedimenti da applicare a favore delle aree e popolazioni colpite, di fondi accantonati ad hoc.
Notate che non sto parlando di creare depositi di prefabbricati, sto parlando di creare protocolli standard per la gestione politico economica non estemporanea del post crisi.
Invece grazie al "meccanismo emergenziale" abbiamo assistito ieri ad un presidente del Consiglio che faceva il mobiliere e consegnava di persona le case agli aquilani, e oggi temo che vedremo qualcosa di simile.
Grazie appunto alla necessità di privilegiare la visibilità e quindi i voti. Una ruspa in azione porta più voti di una buona politica.
Per questo Warren Buffet è un asso degli investimenti e pochi lo conoscono. Non privilegia le emozioni.
Questo, incredibilmente, ha molto a che fare anche con i vostri investimenti.
Mai fatta la domanda chiave: "Se le cose andassero male come pensi di cavartela?"
domenica 21 agosto 2016
Olimpiadi ed econometria "Passion lives here"
Vi ricordate lo slogan di Torino 2006?
Ebbene mi è tornato in mente grazie all'econometria.
Secondo wikipedia "L'econometria è l'uso di metodi matematici e statistici per produrre modelli atti a verificare la validità di ipotesi di politica economica"
La cosa interessante è che
1) se si è abbastanza curiosi,
2) si conosce un minimo la materia,
3) non si ha di meglio da fare
è possibile farsi delle domande e darsi delle risposte, non solo in politica economica ma anche nei campi più disparati.
Per esempio: in relazione alle Olimpiadi riflettevo sui fattori che avrebbero potuto generare medaglie olimpiche.
In realtà la questione non è per nulla nuova. Fior di dottori si sono interrogati prima di me in questo senso. Basta googlare olimpics + econometrics per vederlo.
Mi pareva logico che i fattori primari generativi di medaglie fossero
1) la popolazione di una nazione (assumo cioè che ci sia un "campione" ogni x mila abitanti e quindi che le Nazioni più popolose siano avvantaggiate per un mero fatto di numeri);
2) la quantità di investimenti in sport (ovvero che se si investe in sport si possono sviluppare campioni).
Così per gioco a ferragosto (quindi il medagliere era a metà) ho preso le medaglie vinte fino a quel momento, il reddito pro capite (come proxy degli investimenti in sport) e la popolazione di ogni nazione.
Con quei dati ho fatto una regressione (una operazione che crea una relazione lineare tra l'imput e l'output. Per esempio: 1 medaglia = 3 x di popolazione +2 y di investimento).
Quello che è venuto fuori è stato per me sorprendente.
Non è per nulla facile spiegare il fattore generativo delle medaglie.
Mi spiego: per le medaglie d'oro la relazione funziona alla grande: i due elementi che ho usato spiegano il 70% della relazione (per i tecnici R^2=0.7). Ovvero è possibile spiegare il 70% della quantità di medaglie vinte affermando che è una questione di popolazione e investimenti.
Ma se mettiamo dentro anche le medaglie d'argento e di bronzo la significatività dei due fattori cala al 30%.
Io trovo questo fatto straodinariamente eccitante.
Questo vuol dire che anche se sei "povero" se hai passione e dedizione sul podio ci arrivi. Non arriverai primo forse. Ma ci arrivi.
Per i dettagli tecnici chi lo desidera può contattarmi in privato.
Ebbene mi è tornato in mente grazie all'econometria.
Secondo wikipedia "L'econometria è l'uso di metodi matematici e statistici per produrre modelli atti a verificare la validità di ipotesi di politica economica"
La cosa interessante è che
1) se si è abbastanza curiosi,
2) si conosce un minimo la materia,
3) non si ha di meglio da fare
è possibile farsi delle domande e darsi delle risposte, non solo in politica economica ma anche nei campi più disparati.
Per esempio: in relazione alle Olimpiadi riflettevo sui fattori che avrebbero potuto generare medaglie olimpiche.
In realtà la questione non è per nulla nuova. Fior di dottori si sono interrogati prima di me in questo senso. Basta googlare olimpics + econometrics per vederlo.
Mi pareva logico che i fattori primari generativi di medaglie fossero
1) la popolazione di una nazione (assumo cioè che ci sia un "campione" ogni x mila abitanti e quindi che le Nazioni più popolose siano avvantaggiate per un mero fatto di numeri);
2) la quantità di investimenti in sport (ovvero che se si investe in sport si possono sviluppare campioni).
Così per gioco a ferragosto (quindi il medagliere era a metà) ho preso le medaglie vinte fino a quel momento, il reddito pro capite (come proxy degli investimenti in sport) e la popolazione di ogni nazione.
Con quei dati ho fatto una regressione (una operazione che crea una relazione lineare tra l'imput e l'output. Per esempio: 1 medaglia = 3 x di popolazione +2 y di investimento).
Quello che è venuto fuori è stato per me sorprendente.
Non è per nulla facile spiegare il fattore generativo delle medaglie.
Mi spiego: per le medaglie d'oro la relazione funziona alla grande: i due elementi che ho usato spiegano il 70% della relazione (per i tecnici R^2=0.7). Ovvero è possibile spiegare il 70% della quantità di medaglie vinte affermando che è una questione di popolazione e investimenti.
Ma se mettiamo dentro anche le medaglie d'argento e di bronzo la significatività dei due fattori cala al 30%.
Io trovo questo fatto straodinariamente eccitante.
Questo vuol dire che anche se sei "povero" se hai passione e dedizione sul podio ci arrivi. Non arriverai primo forse. Ma ci arrivi.
Per i dettagli tecnici chi lo desidera può contattarmi in privato.
mercoledì 10 agosto 2016
Una provocazione estiva - BNI, Lions e Rotary sono ancora attuali?
Buongiorno a tutti.
Il titolo è volutamente provocatorio. Scelto per scatenare opinioni e reazioni.
Ovviamente chi appartiene ai secondi due si straccerà le vesti ad essere associato a BNI. Mi dirà che la mission primaria delle due storiche associazioni è differente da quella di BNI.
La mia replica è che sarà certamente vero, ma non ci si deve nascondere dietro ad un dito e si deve ammettere che la frequentazione di circoli è uno strumento di marketing personale e quindi di incremento del proprio business.
Non solo: dopo aver sentito le linee guida per l'ammissione ad uno dei due circoli benefici (per es. avere un solo membro per ciascuna categoria professionale) la mia opinione non è di certo cambiata.
E questa opportunità di marketing personale non vale solo per i professionisti.
Vale anche per i quadri ed i dirigenti che possono comunque sfruttare a proprio vantaggio di carriera le relazioni intessute in quei luoghi.
Fatta questa premessa torniamo alla domanda iniziale.
Un format "chiuso" è oggi di attualità o appartiene al passato delle relazioni?
Ovvero in un mondo globalizzato, in una società liquida, ha senso immaginare di fare una sorta di recinto privilegiato e di attingere da lì per soddisfare i propri bisogni?
La domanda è ampia e la risposta potrebbe coinvolgere anche ambiti inaspettati quali per esempio la funzione del sindacato (quando la metà dei figli degli iscritti è disoccupata) o quale possa essere una politica migratoria adeguata ai nostri tempi...
Ma per tornare a noi: in un tempo in cui persino Microsoft si sta aprendo lentamente all'open source ha senso creare degli "stagni"?
Non sarebbe meglio se una organizzazione fosse un pontile sul mare aperto?
Ma così facendo la i vertici non rischiano la loro posizione?
E se dunque il pontile fosse meglio dello stagno dunque non ci sarebbe un conflitto di interesse tra gli utenti e i vertici?
Siamo dunque di fronte ad una nuova casta costituitasi in buona fede e a propria insaputa?
Cosa ne pensate?
Quali sono le vostre esperienze in merito?
Il titolo è volutamente provocatorio. Scelto per scatenare opinioni e reazioni.
Ovviamente chi appartiene ai secondi due si straccerà le vesti ad essere associato a BNI. Mi dirà che la mission primaria delle due storiche associazioni è differente da quella di BNI.
La mia replica è che sarà certamente vero, ma non ci si deve nascondere dietro ad un dito e si deve ammettere che la frequentazione di circoli è uno strumento di marketing personale e quindi di incremento del proprio business.
Non solo: dopo aver sentito le linee guida per l'ammissione ad uno dei due circoli benefici (per es. avere un solo membro per ciascuna categoria professionale) la mia opinione non è di certo cambiata.
E questa opportunità di marketing personale non vale solo per i professionisti.
Vale anche per i quadri ed i dirigenti che possono comunque sfruttare a proprio vantaggio di carriera le relazioni intessute in quei luoghi.
Fatta questa premessa torniamo alla domanda iniziale.
Un format "chiuso" è oggi di attualità o appartiene al passato delle relazioni?
Ovvero in un mondo globalizzato, in una società liquida, ha senso immaginare di fare una sorta di recinto privilegiato e di attingere da lì per soddisfare i propri bisogni?
La domanda è ampia e la risposta potrebbe coinvolgere anche ambiti inaspettati quali per esempio la funzione del sindacato (quando la metà dei figli degli iscritti è disoccupata) o quale possa essere una politica migratoria adeguata ai nostri tempi...
Ma per tornare a noi: in un tempo in cui persino Microsoft si sta aprendo lentamente all'open source ha senso creare degli "stagni"?
Non sarebbe meglio se una organizzazione fosse un pontile sul mare aperto?
Ma così facendo la i vertici non rischiano la loro posizione?
E se dunque il pontile fosse meglio dello stagno dunque non ci sarebbe un conflitto di interesse tra gli utenti e i vertici?
Siamo dunque di fronte ad una nuova casta costituitasi in buona fede e a propria insaputa?
Cosa ne pensate?
Quali sono le vostre esperienze in merito?
giovedì 4 agosto 2016
L'investitore di Pavlov
Oggi tornerò a fare qualche riflessione sulla psicologia degli investimenti.
Sono argomenti che ho affrontato in prevalenza nei miei post del 2009 e 2010 e che vi consiglio vivamente di (ri)leggere, se avete un momento di tempo in questa pausa estiva.
E' importante la psicologia quando si parla di investimenti? A mio parere sì, e molto.
Oggi un po' provocatoriamente vi "dimostrerò" per quale ragione un investitore poco consapevole si affanni ad investire in prodotti che difficilmente ex post gli daranno soddisfazione.
Lo fanno per evitare di affontare ex ante l'ansia ed il dolore.
Due degli assunti più noti della psicologia applicata alla finanza affermano che
- mediamente il dolore generato da una perdita è doppio del piacere generato da un guadagno.
- si preferisce un evento favorevole certo di minore entità ad uno incerto di maggiore entità, ma non viceversa (ovvero si preferisce una perdita probabile di 20 piuttosto che una perdita certa di 10).
In base al primo assunto pertanto è possibile guadagnare ed essere scontenti o, più realisticamente poco soddisfatti, senza tuttavia averne ben chiaro il motivo.
Sia chiaro che la descrizione che segue estremizza le dinamiche reali, per renderle palesi.
Osservate la tabella ed il relativo grafico

Osserviamo nella tabella precedente una funzione crescente che genera ondate successive di piacere e dolore.
E adesso vediamone il grafico.

Ciascuno di noi ex ante firmerebbe subito una dichiarazione che vuole proprio un investimento così.
Ma questo solo perchè vediamo ex ante sia l'inizio che la fine del grafico e quindi inconsapevolmente siamo rassicurati dall'evidente happy end.
Ma "nel mentre", siamo bombardati dalla Brexit, dal Monte Paschi e dal terrorismo: subiamo quella che i militari chiamano Fog of War . Siamo quindi - a causa del contesto - giustamente ansiosi. Per questa ragione il nostro cervello vorrebbe quietare. Almeno per i nostri investimenti che rappresentano i nostri sogni e le nostre sicurezze.
Questo desiderio ci rende quindi disponibili a credere che siano possibili cose che in fondo sappiamo non essere tali.
Tutti noi sappiamo che i tassi sono a 0.
Però siamo pronti a credere che sia un buon affare comperare obbligazioni che rendono un po' più di 0 a causa della dubbia solvibilità del creditore (in questi anni i bond bancari ne sono stato un esempio eclatante); ma anche si ripone fiducia (eccessiva?) negli algoritmi simili a quelli degli hedge fund che dovrebbero smorzare magicamente le oscillazioni del nostro capitale.
Infine in base al secondo principio enunciato all'inizio del post - poichè investire in beni che variano vistosamente i prezzi è sempre inevitabilmente una esperienza dolorosa - l'investitore medio non supportato tende ancora oggi a evitarlo preferendo (implicitamente) casomai subire una perdita maggiore.
Rifuggire investimenti che oscillano e cercare investimenti che mascherano le oscillazioni non ha solo il vantaggo iniziale di non doversi caricare di una responsabilità e del peso della gestione dei prorpi investimenti: ne ha anche uno finale. Se le cose dovessero andare male la colpa sarà limitata al rimprovero di essersi affidati ad un mascalzone, ma non ci chiameremo troppo in causa sulle scelte fatte.
In queste condizioni l'industria del maquillage o se preferite del tranquillante finanziario ovviamente prospera.
Sono argomenti che ho affrontato in prevalenza nei miei post del 2009 e 2010 e che vi consiglio vivamente di (ri)leggere, se avete un momento di tempo in questa pausa estiva.
E' importante la psicologia quando si parla di investimenti? A mio parere sì, e molto.
Oggi un po' provocatoriamente vi "dimostrerò" per quale ragione un investitore poco consapevole si affanni ad investire in prodotti che difficilmente ex post gli daranno soddisfazione.
Lo fanno per evitare di affontare ex ante l'ansia ed il dolore.
Due degli assunti più noti della psicologia applicata alla finanza affermano che
- mediamente il dolore generato da una perdita è doppio del piacere generato da un guadagno.
- si preferisce un evento favorevole certo di minore entità ad uno incerto di maggiore entità, ma non viceversa (ovvero si preferisce una perdita probabile di 20 piuttosto che una perdita certa di 10).
In base al primo assunto pertanto è possibile guadagnare ed essere scontenti o, più realisticamente poco soddisfatti, senza tuttavia averne ben chiaro il motivo.
Sia chiaro che la descrizione che segue estremizza le dinamiche reali, per renderle palesi.
Osservate la tabella ed il relativo grafico

Osserviamo nella tabella precedente una funzione crescente che genera ondate successive di piacere e dolore.
E adesso vediamone il grafico.

Ciascuno di noi ex ante firmerebbe subito una dichiarazione che vuole proprio un investimento così.
Ma questo solo perchè vediamo ex ante sia l'inizio che la fine del grafico e quindi inconsapevolmente siamo rassicurati dall'evidente happy end.
Ma "nel mentre", siamo bombardati dalla Brexit, dal Monte Paschi e dal terrorismo: subiamo quella che i militari chiamano Fog of War . Siamo quindi - a causa del contesto - giustamente ansiosi. Per questa ragione il nostro cervello vorrebbe quietare. Almeno per i nostri investimenti che rappresentano i nostri sogni e le nostre sicurezze.
Questo desiderio ci rende quindi disponibili a credere che siano possibili cose che in fondo sappiamo non essere tali.
Tutti noi sappiamo che i tassi sono a 0.
Però siamo pronti a credere che sia un buon affare comperare obbligazioni che rendono un po' più di 0 a causa della dubbia solvibilità del creditore (in questi anni i bond bancari ne sono stato un esempio eclatante); ma anche si ripone fiducia (eccessiva?) negli algoritmi simili a quelli degli hedge fund che dovrebbero smorzare magicamente le oscillazioni del nostro capitale.
Infine in base al secondo principio enunciato all'inizio del post - poichè investire in beni che variano vistosamente i prezzi è sempre inevitabilmente una esperienza dolorosa - l'investitore medio non supportato tende ancora oggi a evitarlo preferendo (implicitamente) casomai subire una perdita maggiore.
Rifuggire investimenti che oscillano e cercare investimenti che mascherano le oscillazioni non ha solo il vantaggo iniziale di non doversi caricare di una responsabilità e del peso della gestione dei prorpi investimenti: ne ha anche uno finale. Se le cose dovessero andare male la colpa sarà limitata al rimprovero di essersi affidati ad un mascalzone, ma non ci chiameremo troppo in causa sulle scelte fatte.
In queste condizioni l'industria del maquillage o se preferite del tranquillante finanziario ovviamente prospera.
domenica 26 giugno 2016
M.A.D. situation
Buongiorno ai miei affezionati lettori.
Il tempo è sempre tiranno, e mi scuso per la mia assenza. Prometto che "presto" mi farò perdonare con qualche chicca esclusiva.
Il tema del giorno - e credo che lo resterà per molto tempo - è il risultato del referendum inglese. Cosa succederà adesso? E cosa accadrà ai mercati finanziari?
Sono le ore 15 di domenica 26 giugno.
Le urne in Spagna sono aperte. I mercati si sono chiusi venerdì con ribassi epocali, sulla scia del risultato inaspettato.
Non sono in grado creare un modello che possa definire come si concluderà la vicenda. Quindi mi limito a provare ad individuare le forze e gli interessi in campo, in modo che - una volta identificati - sia agevole seguire lo svolgimento dei fatti e capire se le dinamiche che ho in mente siano campate in aria o meno.
Per rendere meno pesante seguire il filo dei miei pensieri li sintetizzerò sotto forma di FAQ.
- L'Unione Europea
- Le potenze planetarie e regionali, svariati gruppi di interesse politico - economico.
I mercati stanno quindi reagendo ad una condizione di "ignoto alla massima potenza".
L'iniziativa è del Regno Unito. Infatti i Trattati impongono al Paese che desidera uscire di notificare questa sua volontà.
La soluzione logica: dimissioni della totalità del Parlamento e l'indizione di nuove elezioni, affinché un Parlamento ed un Governo più aderenti al sentire del popolo agiscano più coerentemente con quanto emerso.
Ma ovviamente nessun organismo vivente al mondo sarà favorevole alla propria morte.
Interessante notare che il Commissario alla Stabilità Finanziaria J. Hill dimettendosi si è mosso in modo logico e limpido. Tuttavia per lui questo atteggiamento sarà un danno esiziale, perchè essere galantuomini non sempre paga (vedremo in seguito perchè).
La soluzione politica dovrà essere gattopardesca: uscire quel tanto che basta per dire al popolo che è stato accontentato, senza in realtà uscire dall'UE.
Ipotesi a) "Va bene, era un referendum consultivo, ma non impegnativo. Quindi tenuto conto del vostro mal di pancia faremo qualcosa, ma di certo non usciremo.". Questa soluzione richiederebbe il coraggio di un Churchill e pertanto non mi pare probabile.
Ipotesi b) Trovare un cavillo per bloccare la Brexit. In questo momento leggo dall'Ansa che il Parlamento Scozzese potrebbe opporsi, e con questo forse bloccare l'operazione. In ogni caso sarebbe anche questa una soluzione dal fiato corto perché l'opposizione politica incalzerebbe il Governo e farebbe a pezzi il suo partito. Perse le elezioni il nuovo Governo uscirebbe.
Ipotesi c) Trattative più o meno sotterranee (e lunghe) per una "uscita di facciata".
Ipotesi d) La devastazione del Regno con una scissione dell'Irlanda del Nord e della Scozia. Questa soluzione sarebbe anche contraria agli interessi americani (storicamente alleati dell'Inghilterra e quindi non vorranno vederla indebolita), e ha una probabilità non infima solo in caso di presidenza Trump.
Quest'ultima soluzione porterebbe ad una sconfitta di tutti gli attori, cioè allo scenario M.A.D. Mutual Assured Distruction. Non immagino infatti che il Regno Unito si faccia disarticolare senza provocare una tempesta finanziaria epocale con i suoi atteggiamenti attendistici (peraltro legittimati dai Trattati).
Non solo, ci sono interessi economici giganteschi in gioco.
Se fino a ieri Londra era la prima piazza finanziaria europea adesso Francoforte e Parigi ed in parte Milano possono godere di una serie di opportunità. Milano ad es. potrebbe diventare la sponda finanziaria del Regno Unito all'interno dell'Unione, e la Francia e la Germania potrebbero provare ad attrarre le aziende che adesso sono basate a Londra. Anche se è possibile immaginare una eventuale concorrenza della Scozia e forse dell'Irlanda, separate dal Regno.
Non è dunque un caso che Schauble prema perchè la lettera di uscita dell'Inghilterra arrivi in fretta. Prima si capirà cosa vuol fare la Gran Bretagna e prima le imprese decideranno se si devono spostare altrove. E inoltre in questo momento la classe dirigente britannica è sotto shock e quindi è possibile che commetta gravi errori nella trattativa di uscita.
Senza contare che, se ci si muoverà in fretta, si metteranno fuori gioco le ipotesi di migrazione delle Società da Londra verso le piazze scozzesi e irlandesi o la creazione di una eventuale "Nuova Londra" diventata nel frattempo una entità extraterritoriale dotata di uno statuto speciale.
C'è quindi a mio avviso un braccio di ferro, sia all'interno che all'esterno di GB ed UE, tra chi vuole bruciare le tappe della scissione e "mettere al muro" la classe dirigente britannica attuale e chi invece vuole cercare una soluzione più "ragionata" e meno traumatica, più politicamente intelligente del "vinco io perdi tu".
In questo senso potrebbe verificarsi una crisi tra la signora Merkel ed il suo ministro dell'economia. E non è detto che la Merkel ne esca vincitrice.
L'UE deve agire di rimessa, premendo come fa Schauble o frenando come mi pare stiano facendo la Merkel ed altri. L'iniziativa europea potrebbe prendere forma, in caso di inerzia britannica, contattando informalmente la Scozia e l'Irlanda del Nord, sempre con la massima cautela, poiché un segnale sbagliato potrebbe essere inteso da Londra come una minaccia mortale e portare all'escalation.
Si tratterà in ultima analisi di un trade off tra una uscita veloce e i vantaggi offerti al Regno Unito per implementarla. Più saranno coesi i membri dell'UE (e occorre ricordare che buona parte dei paesi dell'Europa Orientale sono molto filo americani e quindi indirettamente sono un fattore di disturbo per l'Unione) e più la gran Bretagna ne uscirà male. Più ci saranno turbolenze politico finanziarie e più i britannici ne usciranno bene.
Le prove di forza sono appena agli inizi.
In questo scenario tutte le potenze regionali e mondiali, compresi i terroristi, hanno l'interesse che l'UE continui ad essere debole, ma senza crisi globali. Quindi attueranno politiche opportunistiche in base allo scenario del momento.
Non escludo infine, che presto avremo un grave attentato islamico a Parigi o a Berlino, mentre la politica è "distratta". Questo evento porterebbe ad indebolire i governi in carica, a creare una ondata di sentimenti di insicurezza e di irrigidimento delle posizioni. Mettendo ulteriormente in crisi i politici moderati.
E questo porterebbe ulteriore volatilità politico finanziaria.
Se la BCE (stampando anch'essa) dovesse riuscire ad implementare con successo le politiche di stabilizzazione dei mercati e del cambio potrà comunque essere accusata dai falchi dell'UE di far pagare ai contribuenti tedeschi (con una botta di inflazione) il distacco inglese.
D'altra parte se la BCE riuscisse veramente a calmare i mercati avrebbe neutralizzato la principale arma inglese, l'instabilità finanziaria, per spuntare condizioni di "quasi permanenza".
I Mercati sono un termomentro così sensibile al mutare delle condizioni globali che spesso "predicono" anche le crisi economiche che non si verificano. Non sarei dunque stupito se nei prossimi mesi vedessimo intensa turbolenza, sulla scorta dei flussi di notizie derivanti dalle mosse e contromosse degli attori.
In conclusione una nota su J. Hill. Pur comportandosi da gentleman, con le sue dimissioni precoci ha ridotto lo spazio di manovra del suo Paese, che di certo non gliene sarà grato.
Il tempo è sempre tiranno, e mi scuso per la mia assenza. Prometto che "presto" mi farò perdonare con qualche chicca esclusiva.
Il tema del giorno - e credo che lo resterà per molto tempo - è il risultato del referendum inglese. Cosa succederà adesso? E cosa accadrà ai mercati finanziari?
Sono le ore 15 di domenica 26 giugno.
Le urne in Spagna sono aperte. I mercati si sono chiusi venerdì con ribassi epocali, sulla scia del risultato inaspettato.
Non sono in grado creare un modello che possa definire come si concluderà la vicenda. Quindi mi limito a provare ad individuare le forze e gli interessi in campo, in modo che - una volta identificati - sia agevole seguire lo svolgimento dei fatti e capire se le dinamiche che ho in mente siano campate in aria o meno.
Per rendere meno pesante seguire il filo dei miei pensieri li sintetizzerò sotto forma di FAQ.
Chi sono gli attori? (questa è facile)
- Il Regno Unito- L'Unione Europea
- Le potenze planetarie e regionali, svariati gruppi di interesse politico - economico.
Perchè i Mercati hanno reagito così male?
Ai Mercati non piace lo sconosciuto sconosciuto (Leggete qui) ovvero quel tipo di futuro del quale non si ha esperienza. Detto diversamente: domani presumibilmente sarò in ufficio, e anche se non so esattamente cosa farò ne ho comunque un'idea. Se invece stanotte ci sarà un terremoto, domani farò cose molto differenti da quello che mi attendo di fare.I mercati stanno quindi reagendo ad una condizione di "ignoto alla massima potenza".
Chi ha l'iniziativa?
L'iniziativa è una risorsa fondamentale nella strategia (militare e non), e capire se la si possiede e come la si impiega è importantissimo.L'iniziativa è del Regno Unito. Infatti i Trattati impongono al Paese che desidera uscire di notificare questa sua volontà.
Quali sono gli interessi della classe politica al potere in UK?
Sia il governo sia l'opposizione - che si erano entrambe schierate per il "remain" - hanno un preciso interesse a non abbandonare l'UE, e d'altra parte adesso non possono ignorare il referendum.La soluzione logica: dimissioni della totalità del Parlamento e l'indizione di nuove elezioni, affinché un Parlamento ed un Governo più aderenti al sentire del popolo agiscano più coerentemente con quanto emerso.
Ma ovviamente nessun organismo vivente al mondo sarà favorevole alla propria morte.
Interessante notare che il Commissario alla Stabilità Finanziaria J. Hill dimettendosi si è mosso in modo logico e limpido. Tuttavia per lui questo atteggiamento sarà un danno esiziale, perchè essere galantuomini non sempre paga (vedremo in seguito perchè).
La soluzione politica dovrà essere gattopardesca: uscire quel tanto che basta per dire al popolo che è stato accontentato, senza in realtà uscire dall'UE.
Ipotesi a) "Va bene, era un referendum consultivo, ma non impegnativo. Quindi tenuto conto del vostro mal di pancia faremo qualcosa, ma di certo non usciremo.". Questa soluzione richiederebbe il coraggio di un Churchill e pertanto non mi pare probabile.
Ipotesi b) Trovare un cavillo per bloccare la Brexit. In questo momento leggo dall'Ansa che il Parlamento Scozzese potrebbe opporsi, e con questo forse bloccare l'operazione. In ogni caso sarebbe anche questa una soluzione dal fiato corto perché l'opposizione politica incalzerebbe il Governo e farebbe a pezzi il suo partito. Perse le elezioni il nuovo Governo uscirebbe.
Ipotesi c) Trattative più o meno sotterranee (e lunghe) per una "uscita di facciata".
Ipotesi d) La devastazione del Regno con una scissione dell'Irlanda del Nord e della Scozia. Questa soluzione sarebbe anche contraria agli interessi americani (storicamente alleati dell'Inghilterra e quindi non vorranno vederla indebolita), e ha una probabilità non infima solo in caso di presidenza Trump.
Quest'ultima soluzione porterebbe ad una sconfitta di tutti gli attori, cioè allo scenario M.A.D. Mutual Assured Distruction. Non immagino infatti che il Regno Unito si faccia disarticolare senza provocare una tempesta finanziaria epocale con i suoi atteggiamenti attendistici (peraltro legittimati dai Trattati).
Quali sono gli interessi dell'UE?
Il danno politico e di immagine derivante dall'esito della votazione è palese. Quindi c'è la necessità di dimostrare che l'uscita dall'Unione è dannosa. Ma mentre se la Spagna provasse ad alzare la testa sarebbe "facile" tenerla a bada, con gli inglesi è tutta un'altra cosa (detta diversamente: una vittoria di Podemos e della sinistra non sarebbe più preoccupante della vittoria di Tsipras).Non solo, ci sono interessi economici giganteschi in gioco.
Se fino a ieri Londra era la prima piazza finanziaria europea adesso Francoforte e Parigi ed in parte Milano possono godere di una serie di opportunità. Milano ad es. potrebbe diventare la sponda finanziaria del Regno Unito all'interno dell'Unione, e la Francia e la Germania potrebbero provare ad attrarre le aziende che adesso sono basate a Londra. Anche se è possibile immaginare una eventuale concorrenza della Scozia e forse dell'Irlanda, separate dal Regno.
Non è dunque un caso che Schauble prema perchè la lettera di uscita dell'Inghilterra arrivi in fretta. Prima si capirà cosa vuol fare la Gran Bretagna e prima le imprese decideranno se si devono spostare altrove. E inoltre in questo momento la classe dirigente britannica è sotto shock e quindi è possibile che commetta gravi errori nella trattativa di uscita.
Senza contare che, se ci si muoverà in fretta, si metteranno fuori gioco le ipotesi di migrazione delle Società da Londra verso le piazze scozzesi e irlandesi o la creazione di una eventuale "Nuova Londra" diventata nel frattempo una entità extraterritoriale dotata di uno statuto speciale.
C'è quindi a mio avviso un braccio di ferro, sia all'interno che all'esterno di GB ed UE, tra chi vuole bruciare le tappe della scissione e "mettere al muro" la classe dirigente britannica attuale e chi invece vuole cercare una soluzione più "ragionata" e meno traumatica, più politicamente intelligente del "vinco io perdi tu".
In questo senso potrebbe verificarsi una crisi tra la signora Merkel ed il suo ministro dell'economia. E non è detto che la Merkel ne esca vincitrice.
Quale è il punto di equilibrio delle differenti istanze?
L'iniziativa, come dicevo, è della Gran Bretagna, la cui classe politica ha tutto l'interesse a temporeggiare. Sia per riaquistare lucidità sia per capire quanto possa essere credibile la minaccia di implementare una politica attendista. Tempi lunghi implicano turbolenze sui mercati e maggiormente su quelli europei. Quindi l'UE potrebbe essere tentata di concedere un baratto alla classe politica inglese attuale: una uscita veloce in cambio di uno status di "quasi permanenza".L'UE deve agire di rimessa, premendo come fa Schauble o frenando come mi pare stiano facendo la Merkel ed altri. L'iniziativa europea potrebbe prendere forma, in caso di inerzia britannica, contattando informalmente la Scozia e l'Irlanda del Nord, sempre con la massima cautela, poiché un segnale sbagliato potrebbe essere inteso da Londra come una minaccia mortale e portare all'escalation.
Si tratterà in ultima analisi di un trade off tra una uscita veloce e i vantaggi offerti al Regno Unito per implementarla. Più saranno coesi i membri dell'UE (e occorre ricordare che buona parte dei paesi dell'Europa Orientale sono molto filo americani e quindi indirettamente sono un fattore di disturbo per l'Unione) e più la gran Bretagna ne uscirà male. Più ci saranno turbolenze politico finanziarie e più i britannici ne usciranno bene.
Le prove di forza sono appena agli inizi.
In questo scenario tutte le potenze regionali e mondiali, compresi i terroristi, hanno l'interesse che l'UE continui ad essere debole, ma senza crisi globali. Quindi attueranno politiche opportunistiche in base allo scenario del momento.
Non escludo infine, che presto avremo un grave attentato islamico a Parigi o a Berlino, mentre la politica è "distratta". Questo evento porterebbe ad indebolire i governi in carica, a creare una ondata di sentimenti di insicurezza e di irrigidimento delle posizioni. Mettendo ulteriormente in crisi i politici moderati.
E questo porterebbe ulteriore volatilità politico finanziaria.
Come andranno i mercati finanziari?
La forza dell'Inghilterra è avere la Sterlina e quindi una politica monetaria autonoma. Potrà "stampare" abbastanza liberamente e quindi ha un altro vantaggio strategico, oltre a quello dei Trattati.Se la BCE (stampando anch'essa) dovesse riuscire ad implementare con successo le politiche di stabilizzazione dei mercati e del cambio potrà comunque essere accusata dai falchi dell'UE di far pagare ai contribuenti tedeschi (con una botta di inflazione) il distacco inglese.
D'altra parte se la BCE riuscisse veramente a calmare i mercati avrebbe neutralizzato la principale arma inglese, l'instabilità finanziaria, per spuntare condizioni di "quasi permanenza".
I Mercati sono un termomentro così sensibile al mutare delle condizioni globali che spesso "predicono" anche le crisi economiche che non si verificano. Non sarei dunque stupito se nei prossimi mesi vedessimo intensa turbolenza, sulla scorta dei flussi di notizie derivanti dalle mosse e contromosse degli attori.
In conclusione una nota su J. Hill. Pur comportandosi da gentleman, con le sue dimissioni precoci ha ridotto lo spazio di manovra del suo Paese, che di certo non gliene sarà grato.
giovedì 2 giugno 2016
MF Global Awards 2016 - Premio Tripla A
Buongiorno ai miei lettori.
Solo per lasciare una traccia sul blog che ce l'abbiamo fatta.
E alla grande.
Milano Finanza Global Awards 2016
Tutto questo grazie alla Gestione, all'Ufficio Studi e al Genio della lampada.
In questo caso si tratta di una gènia.
Olivia. Astro nascente della logica matematica, che ovviamente non trova lavoro in Italia perchè è troppo scarsa. ;-))
Così a Parigi le hanno dato da lavorare in una università ed in un istituto di ricerca.
Chapeau Olivia!
Solo per lasciare una traccia sul blog che ce l'abbiamo fatta.
E alla grande.
Milano Finanza Global Awards 2016
Nell'ambito del "Milano Finanza Global Awards 2016", la Cellino e Associati SIM ha ricevuto il premio Tripla A come migliore società di gestione per "Gestione in titoli e fondi" nell'anno 2015 in relazione alla linea Up-Down Forecast Azionaria Italia 5,
che ha registrato una performance del +37.70%, con un differenziale
rispetto al benchmark (indice FTSE Italia All-Share) pari al +22.32%.
Tutto questo grazie alla Gestione, all'Ufficio Studi e al Genio della lampada.
In questo caso si tratta di una gènia.
Olivia. Astro nascente della logica matematica, che ovviamente non trova lavoro in Italia perchè è troppo scarsa. ;-))
Così a Parigi le hanno dato da lavorare in una università ed in un istituto di ricerca.
Chapeau Olivia!
domenica 29 maggio 2016
La certificazione delle esperienze professionali come elemento di distinzione in un mercato sempre più appiattito sul prezzo della prestazione
Un buongiorno ai miei lettori.
La mole di lavoro è gigantesca e mi rendo conto solo adesso che non ho ancora fatto un post relativo al fatto che abbiamo vinto un prestigioso premio per la miglior gestione patrimoniale d'Italia (e forse d'Europa).
Ma non è quello l'argomento per cui ho aperto l'editor del blog oggi.
Sabato 28/5, Bologna.
Ecco i Rappresentanti Nazionali degli Executive Professional di Manager Italia e alcuni amici dell'Associazione locale.
La NOTIZIA IMPORTANTE è che abbiamo finalmente dato il via alla certificazione delle esperienze degli Executive Professional.
Se sei un LAVORATORE AUTONOMO portatore di alte professionalità manageriali l'associazione agli Executive Professional di Manager Italia ti offre l'accesso ad una vasta rete di relazioni e vantaggi.
E DA OGGI per distinguerti ti offre anche la certificazione delle esperienze professionali
https://www.manageritalia.it/it/executive-professional
Per chi si fosse perso il principio della storia
La mole di lavoro è gigantesca e mi rendo conto solo adesso che non ho ancora fatto un post relativo al fatto che abbiamo vinto un prestigioso premio per la miglior gestione patrimoniale d'Italia (e forse d'Europa).
Ma non è quello l'argomento per cui ho aperto l'editor del blog oggi.
Sabato 28/5, Bologna.
Ecco i Rappresentanti Nazionali degli Executive Professional di Manager Italia e alcuni amici dell'Associazione locale.
La NOTIZIA IMPORTANTE è che abbiamo finalmente dato il via alla certificazione delle esperienze degli Executive Professional.
Se sei un LAVORATORE AUTONOMO portatore di alte professionalità manageriali l'associazione agli Executive Professional di Manager Italia ti offre l'accesso ad una vasta rete di relazioni e vantaggi.
E DA OGGI per distinguerti ti offre anche la certificazione delle esperienze professionali
https://www.manageritalia.it/it/executive-professional
Per chi si fosse perso il principio della storia
martedì 19 aprile 2016
Il diavolo nei dettagli - Come approfittare in modo fiscalmente efficiente del rafforzamento del dollaro? - Parte 1
Buongiorno ai miei lettori.
Oggi vi mostrerò come - pur avendo avuto una buona idea - i risultati possano cambiare in base all'esecuzione della medesima.
Diamo per scontato che il dollaro sia in una fase di debolezza e che prima o poi si rafforzerà.
Sulla scorta di questo assunto un investitore potrà decidere di comperare una certa quantità di titoli (obbligazionari) in dollari.
Ha molte opportunità in questo senso.
Potrebbe comperare un fondo comune di investimento, ma potrebbe comperare anche una obbligazione bancaria, o una obbligazione di uno Stato nazionale o di un Organismo sovranazionale.
Vedremo che a parità di previsione sul dollaro i risultati economici potrebbero essere differenti.
Curioso vero?
Molti investitori privati sono in regime di "risparmio amministrato". Costoro, presentandosi allo sportello o rivolgendosi al proprio promotore verranno indirizzati su un fondo comune monetario o obbligazionario in dollari.
E già questo primo passaggio richiede un minimo di attenzione.
Si vuole puntare solo sul movimento del dollaro o anche su altri fattori?
Se si decide di accollarsi un solo rischio (il movimento del dollaro) occorre scegliere un fondo monetario.
Se si vogliono correre anche altri rischi (rischio emittente e rischio variazione tassi) si può scegliere un fondo obbligazionario adeguato (sebbene ci sia molto da domandarsi se ha un senso scegliere un fondo in dollari con una duration elevata, di questi tempi).
Ma anche ammettendo di scegliere un fondo monetario in dollari, siamo sicuri che questa sia la scelta migliore? Infatti dal punto di vista fiscale potrebbe essere un trabocchetto.
In caso di chiusura in guadagno l'investitore pagherà un capital gain pari al 26%.
Se nel proprio portafoglio ci sono (e ci sono stati in passato) solo fondi comuni, la plusvalenza appena realizzata non verrà compensata con le eventuali minusvalenze generate da liquidazioni o da switch fatti in perdita (a proposito, lo sapevate che uno switch potrebbe generare minusvalenze?).
Infatti - per una rara forma di perversione fiscale - le minusvalenze dei fondi comuni (nel comunissimo regime del "risparmio amministrato") non sono compensabili con le plusvalenze generate dalle operazioni positive.Detto altrimenti: con un portafoglio di soli fondi comuni si paga sempre e non si compensano le perdite. Mai.
Forse ci sono strumenti migliori per tentare di approfittare del dollaro....
Li vedremo nella seconda parte
Disclaimer
Oggi vi mostrerò come - pur avendo avuto una buona idea - i risultati possano cambiare in base all'esecuzione della medesima.
Diamo per scontato che il dollaro sia in una fase di debolezza e che prima o poi si rafforzerà.
Sulla scorta di questo assunto un investitore potrà decidere di comperare una certa quantità di titoli (obbligazionari) in dollari.
Ha molte opportunità in questo senso.
Potrebbe comperare un fondo comune di investimento, ma potrebbe comperare anche una obbligazione bancaria, o una obbligazione di uno Stato nazionale o di un Organismo sovranazionale.
Vedremo che a parità di previsione sul dollaro i risultati economici potrebbero essere differenti.
Curioso vero?
Molti investitori privati sono in regime di "risparmio amministrato". Costoro, presentandosi allo sportello o rivolgendosi al proprio promotore verranno indirizzati su un fondo comune monetario o obbligazionario in dollari.
E già questo primo passaggio richiede un minimo di attenzione.
Si vuole puntare solo sul movimento del dollaro o anche su altri fattori?
Se si decide di accollarsi un solo rischio (il movimento del dollaro) occorre scegliere un fondo monetario.
Se si vogliono correre anche altri rischi (rischio emittente e rischio variazione tassi) si può scegliere un fondo obbligazionario adeguato (sebbene ci sia molto da domandarsi se ha un senso scegliere un fondo in dollari con una duration elevata, di questi tempi).
Ma anche ammettendo di scegliere un fondo monetario in dollari, siamo sicuri che questa sia la scelta migliore? Infatti dal punto di vista fiscale potrebbe essere un trabocchetto.
In caso di chiusura in guadagno l'investitore pagherà un capital gain pari al 26%.
Se nel proprio portafoglio ci sono (e ci sono stati in passato) solo fondi comuni, la plusvalenza appena realizzata non verrà compensata con le eventuali minusvalenze generate da liquidazioni o da switch fatti in perdita (a proposito, lo sapevate che uno switch potrebbe generare minusvalenze?).
Infatti - per una rara forma di perversione fiscale - le minusvalenze dei fondi comuni (nel comunissimo regime del "risparmio amministrato") non sono compensabili con le plusvalenze generate dalle operazioni positive.Detto altrimenti: con un portafoglio di soli fondi comuni si paga sempre e non si compensano le perdite. Mai.
Forse ci sono strumenti migliori per tentare di approfittare del dollaro....
Li vedremo nella seconda parte
Disclaimer
sabato 9 aprile 2016
La bolla dei crauti?
Anche chi non mastica di storia economica ha sentito parlare della "bolla dei tulipani".
Oggi, prendendo spunto dalla più nota delle bolle finanziarie moderne evidenzierò - seppure in modo estremamente abborracciato - un fattore di straordinaria criticità dell'euro.
Qual'è il problema della comunità dell'euro?
La differenza sostanziale delle strutture economiche e sociali dei paesi membri, e quindi l'effetto che una variazione dei tassi implica su ciascuna di esse.
Se - in una coppia - quello che è veleno per uno è medicina per l'altro, i problemi di vita in comune saranno all'ordine del giorno.
Ma "prima" come si faceva?
Prima c'erano le monete nazionali. In caso di squilibri economici tra Stati una moneta poteva apprezzarsi o deprezzarsi per riaggiustare (almeno in parte) i problemi derivanti dalle differenti strutture e contingenze economiche.
Un lettore più smaliziato mi potrebbe far notare che anche l'Italia non è un'area monetaria ottimale. Eppure abbiamo mantenuto la lira...
Vero. Infatti per mantenere una moneta unica il meridione è stato desertificato nonostante il flusso continuo di risorse provenienti dal nord.
E questo è un fatto interessante, perchè se continuano queste dinamiche tra 50 anni l'Italia potrebbe essere per l'Europa quello che oggi è il meridione per noi.
E allora come fanno gli USA che hanno una moneta unica?
In fondo anche lì ci sono territori con tessuti sociali ed economici differenti.
Vero. Tuttavia se per una certa persona la vita è troppo difficile può cambiare Stato: l'uniformità linguistica, la medesima cultura e le medesime leggi permettono abbastanza facilmente di "cambiare aria".
Invece in Europa le cose sono differenti: potrei facilmente andare a lavorare ad Ancona, ma avrei molte difficoltà pratiche ad andare a lavorare ad Anversa.
Quella che ho appena fatto non è una divagazione oziosa, ma parte della spiegazione del fenomeno che voglio descrivere.
Vi ricordate della famosa bolla immobiliare spagnola?
Qualche anno fa in Spagna i prezzi delle le case erano alle stelle. Poi, con lo scoppio della bolla immobiliare, la Spagna è andata in crisi.
Raccontata in modo molto semplicistico è successo questo.
(Prego i lettori più tecnici di stendere un velo pietoso)
Inizi degli anni 2000. Alla Germania servivano tassi bassi per rilanciare la propria economia. Ma questi tassi bassi erano troppo bassi per la Spagna.
Il tasso di interesse regola anche il valore dei beni immobili: più il tasso è basso e più il valore di un immobile sale.
Potremmo anche spiegarlo così. Se i BOT rendono l'1% preferisco investire i miei soldi in un box che rende il 2%.
E se non riesco ad affittarlo "so" che comunque il prezzo di mercato sale, e quando lo rivenderò prenderò comunque i miei interessi.
Se l'economia è sana il prezzo degli immobili sale in sintonia con quello dei redditi dei cittadini.
Se il prezzo dei box sale troppo il mio reddito non mi permette di affittare il box e quindi parcheggio in strada la mia auto.
Alla lunga il padrone del box finirà con abbassare le sue pretese e il valore del box scenderà al livello "giusto".
Se invece ci sono dei paletti che impediscono a questo meccanismo di operare i problemi possono diventare notevoli.
Se - nonostante gli abitanti del luogo non se lo possano più permettere - i prezzi delle case restano alti, è perchè qualcuno continua a chiedere quelle case.
Potrebbero essere gli stranieri, che vogliono "fare un affare".
Ma se una volta c'era il cambio a frenare questo meccanismo alzando di fatto il prezzo per l'investitore estero, con l'euro questo non accade.
Non solo. Lo spagnolo "in bolla" non si può più permettere le case e purtroppo non può neanche emigrare in Francia, contribuendo a far decrescere la domanda spagnola di beni e servizi.
Intanto le banche continuano a prestare soldi per comprare case, prendendo in garanzia un casa che costa troppo e che non è quindi una garanzia.
Quando la bolla scoppia - dopo una salita quasi verticale dei prezzi - ecco che arriva la crisi.
Arriviamo al giorno d'oggi.
I tassi bassi (o negativi) sono indispensabili per cercare di non far collassare le economie periferiche dell'area euro.
I tedeschi li vorrebbero alzare. Con questi tassi i prezzi delle case a Berlino, un tempo nota come la capitale con gli immobili meno cari in Europa, stanno salendo rapidamente.
Fritz habla espanol?
mercoledì 30 marzo 2016
Contro il diritto di autore
Continua il periodo incasinatissimo - ma molto fruttuoso - e pertanto mi limito ad alcuni "telegrammi".
Mentre stavo finendo di cenare ho avuto un flash.
Il diritto d'autore deve essere molto ridimensionato, se non azzerato.
Lo so non è una novità la mia tesi.
Ben altri intellettuali si sono schierati contro questo presunto diritto almeno così come oggi è strutturato.
La mia è solo una intuizione, una riflessione "ecologica".
Tutti noi ci scagliamo contro l'inquinamento "fisico" ma per quello che concerne l'inquinamento intellettuale siamo ancora all'età della pietra.
Se non ci fosse un diritto d'autore che garantisce un reddito anche al più bieco degli scrittori e maitre a penser l'inquinamento intellettuale sarebbe ridotto. Il novitismo [cfr Sartori] non sarebbe redditizio.
Ma veramente sentite la mancanza del distillato del succo delle meningi di Vespa?
Quindi se scrivere un'opera fosse antieconomico la pletora delle produzioni spazzatura si fermerebbe di botto o quasi.
Continuerebbero a scrivere i narcisisti, che non sono motivati economicamente. Continuerebbero a scrivere gli altruisti che hanno piacere di condividere le proprie opinioni per far progredirte l'umanità.
Ma molti dei fenomeni da baraccone multimediale, quelli che ingaggiano una pletora di ghost writer, quelli che commissionano a molti differenti "badilanti della penna" un capitolo del "proprio" libro, quelli si fermeranno.
Chi avrà qualcosa da dire ci dovrà pensare bene. Vale la pena di spendere tempo e fatica per condividere la propria idea?
Machiavelli è morto povero ed oggi lo studiano ancora. Wilbur Smith morirà ricco (se non si sposerà e divorzierà con una trentenne). Che ironia.
Mentre stavo finendo di cenare ho avuto un flash.
Il diritto d'autore deve essere molto ridimensionato, se non azzerato.
Lo so non è una novità la mia tesi.
Ben altri intellettuali si sono schierati contro questo presunto diritto almeno così come oggi è strutturato.
La mia è solo una intuizione, una riflessione "ecologica".
Tutti noi ci scagliamo contro l'inquinamento "fisico" ma per quello che concerne l'inquinamento intellettuale siamo ancora all'età della pietra.
Se non ci fosse un diritto d'autore che garantisce un reddito anche al più bieco degli scrittori e maitre a penser l'inquinamento intellettuale sarebbe ridotto. Il novitismo [cfr Sartori] non sarebbe redditizio.
Ma veramente sentite la mancanza del distillato del succo delle meningi di Vespa?
Quindi se scrivere un'opera fosse antieconomico la pletora delle produzioni spazzatura si fermerebbe di botto o quasi.
Continuerebbero a scrivere i narcisisti, che non sono motivati economicamente. Continuerebbero a scrivere gli altruisti che hanno piacere di condividere le proprie opinioni per far progredirte l'umanità.
Ma molti dei fenomeni da baraccone multimediale, quelli che ingaggiano una pletora di ghost writer, quelli che commissionano a molti differenti "badilanti della penna" un capitolo del "proprio" libro, quelli si fermeranno.
Chi avrà qualcosa da dire ci dovrà pensare bene. Vale la pena di spendere tempo e fatica per condividere la propria idea?
Machiavelli è morto povero ed oggi lo studiano ancora. Wilbur Smith morirà ricco (se non si sposerà e divorzierà con una trentenne). Che ironia.
lunedì 14 marzo 2016
Considerazioni sulla recente decisione di politica monetaria della BCE
Cari amici
rilancio un articolo del Presidente della Cellino e Associati SIM e del capo nostro Ufficio Studi.
L'articolo è ospitato nel blog dei nostri amici di "Spazio economia"
Spazio Economia - fondata da Flaminio de Castelmur Corrado Griffa e Riccardo Pizzorno - è una agenzia di informazione specializzata che fa anche web broadcasting ed è presente sui social media.
rilancio un articolo del Presidente della Cellino e Associati SIM e del capo nostro Ufficio Studi.
L'articolo è ospitato nel blog dei nostri amici di "Spazio economia"
Spazio Economia - fondata da Flaminio de Castelmur Corrado Griffa e Riccardo Pizzorno - è una agenzia di informazione specializzata che fa anche web broadcasting ed è presente sui social media.
venerdì 4 marzo 2016
Tutto di nuovo sul fronte Orientale
Cari Amici
vi sarete accorti del rallentamento della pubblicazione dei post.
Il putiferio sui mercati finanziari degli ultimi due mesi (probabilmente originato dalla liquidazione di importanti posizioni dei fondi sovrani arabi) e questioni personali mi hanno imposto il silenzio, non tanto perchè non avessi nulla da dire quanto perchè non avevo quasi più il tempo per dormire.
Una tra le tante questioni che mi ha occupato può essere validamente riassunta dal progetto che sto seguendo in seno a Manager Italia. Il programma "rent a Manager".
Si tratta di una iniziativa che prevede l'impiego di manager che contribuiscono allo sviluppo di alcune regioni europee.
Per un piccolo approfondimento allego il post dell'amico e artefice dell'iniziativa, Enrico Martial, titolare di Agence de cooperation et developpement.
VINNYTSIA EUROPEA
Missione di Agence 1-3 marzo 2016
Visita a Vinnytsia (Ucraina) di Agence de coopération per due iniziative parallele: un progetto di cooperazione e di scambio di conoscenze in materia di gestione dei rifiuti nell'ambito del programma CEI- kep e un progetto di ricognizione e sostegno allo sviluppo economico con la partecipazione di ManagerItalia e di FederManager Torino. Agence ha sottoscritto con Valery Koroviy, Presidente dell'Amministrazione statale regionale, e con Anatoliy Oliynik, Presidente dell'Assemblea regionale un memorandum che traccia gli obiettivi e i percorsi della cooperazione fino alla fine del prossimo anno, quando faremo una valutazione dei progressi.
E' stata una missione impegnativa, da cui dovremo trarre risultati concreti per le prossime settimane. Abbiamo incontrato e lavorato con molte persone con efficacia e chiarezza, a conferma che l'Ucraina e la Regione di Vinnytsia stanno facendo progressi decisivi sulle riforme e sullo sviluppo, nelle istituzioni e nelle persone. E' un clima positivo, in cui è facile capirsi, in cui esiste una familiarità e una comprensione che confermano la stessa comune identità europea.
A margine vi è stato anche un incontro con Andreas Kiefer, Segretario generale del Congresso dei Poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa insieme ad Anatoliy Oliynik, presidente del Consiglio regionale. Sul tema della democrazia regionale, Agence lavora da anni e da ancora più lungo tempo opera con saggezza e determinazione il Consiglio d'Europa tra l'altro per mezzo della Carta europea sull'Autonomia locale. Con Andreas abbiamo anche una vecchia amicizia, arricchita da momenti di vita famigliare e sportiva sulle nostre bellissime Alpi, tirolesi e valdostane.
Un ringraziamento caloroso a Chiara Palazzetti (FORMA.Azione) che ha partecipato con me al progetto CEI-Kep insieme ai rappresentanti regionali e alla dirigenza di EcoVin, a Paolo Palomba e a Paolo Bongianino (ManagerItalia), a Marco Bertolina (FederManager Torino). Avremo modo in altre occasioni di citare Contarina e la Scuola Agraria del Parco di Monza per CEI-Kep: per intanto un ringraziamento va dato a Guido Giaume, che in ManagerItalia e a Torino ha sostenuto sin dall'inizio il progetto di cooperazione economica, insieme a Niccolò Gori Sassoli e al Presidente di ManagerItalia, Guido Carella, che gli hanno dato concretezza dalla struttura nazionale. E penso spesso anche a quanti guardano a questo lavoro con sostegno, comprensione e affetto.
Un grazie di cuore alle persone che lavorano ai due progetti in Ucraina, e ai presidenti Valery Koroviy e Anatoliy Oliynik.
E adesso, al lavoro.
vi sarete accorti del rallentamento della pubblicazione dei post.
Il putiferio sui mercati finanziari degli ultimi due mesi (probabilmente originato dalla liquidazione di importanti posizioni dei fondi sovrani arabi) e questioni personali mi hanno imposto il silenzio, non tanto perchè non avessi nulla da dire quanto perchè non avevo quasi più il tempo per dormire.
Una tra le tante questioni che mi ha occupato può essere validamente riassunta dal progetto che sto seguendo in seno a Manager Italia. Il programma "rent a Manager".
Si tratta di una iniziativa che prevede l'impiego di manager che contribuiscono allo sviluppo di alcune regioni europee.
Per un piccolo approfondimento allego il post dell'amico e artefice dell'iniziativa, Enrico Martial, titolare di Agence de cooperation et developpement.
VINNYTSIA EUROPEA
Missione di Agence 1-3 marzo 2016
Visita a Vinnytsia (Ucraina) di Agence de coopération per due iniziative parallele: un progetto di cooperazione e di scambio di conoscenze in materia di gestione dei rifiuti nell'ambito del programma CEI- kep e un progetto di ricognizione e sostegno allo sviluppo economico con la partecipazione di ManagerItalia e di FederManager Torino. Agence ha sottoscritto con Valery Koroviy, Presidente dell'Amministrazione statale regionale, e con Anatoliy Oliynik, Presidente dell'Assemblea regionale un memorandum che traccia gli obiettivi e i percorsi della cooperazione fino alla fine del prossimo anno, quando faremo una valutazione dei progressi.
E' stata una missione impegnativa, da cui dovremo trarre risultati concreti per le prossime settimane. Abbiamo incontrato e lavorato con molte persone con efficacia e chiarezza, a conferma che l'Ucraina e la Regione di Vinnytsia stanno facendo progressi decisivi sulle riforme e sullo sviluppo, nelle istituzioni e nelle persone. E' un clima positivo, in cui è facile capirsi, in cui esiste una familiarità e una comprensione che confermano la stessa comune identità europea.
A margine vi è stato anche un incontro con Andreas Kiefer, Segretario generale del Congresso dei Poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa insieme ad Anatoliy Oliynik, presidente del Consiglio regionale. Sul tema della democrazia regionale, Agence lavora da anni e da ancora più lungo tempo opera con saggezza e determinazione il Consiglio d'Europa tra l'altro per mezzo della Carta europea sull'Autonomia locale. Con Andreas abbiamo anche una vecchia amicizia, arricchita da momenti di vita famigliare e sportiva sulle nostre bellissime Alpi, tirolesi e valdostane.
Un ringraziamento caloroso a Chiara Palazzetti (FORMA.Azione) che ha partecipato con me al progetto CEI-Kep insieme ai rappresentanti regionali e alla dirigenza di EcoVin, a Paolo Palomba e a Paolo Bongianino (ManagerItalia), a Marco Bertolina (FederManager Torino). Avremo modo in altre occasioni di citare Contarina e la Scuola Agraria del Parco di Monza per CEI-Kep: per intanto un ringraziamento va dato a Guido Giaume, che in ManagerItalia e a Torino ha sostenuto sin dall'inizio il progetto di cooperazione economica, insieme a Niccolò Gori Sassoli e al Presidente di ManagerItalia, Guido Carella, che gli hanno dato concretezza dalla struttura nazionale. E penso spesso anche a quanti guardano a questo lavoro con sostegno, comprensione e affetto.
Un grazie di cuore alle persone che lavorano ai due progetti in Ucraina, e ai presidenti Valery Koroviy e Anatoliy Oliynik.
E adesso, al lavoro.
mercoledì 24 febbraio 2016
La birra al Rotary Torino Nord Est
Grazie alla cortesia dell'amica Liliana Remolif, presidente del Club Rotary Torino Nord Est, con mio grande piacere, ieri sera ho partecipato ai festeggiamenti per il 111° "compleanno" del Club.
In un ambiente amichevole ho avuto modo di parlare di una delle mie due passioni, la domozimurgia, ovvero la produzione casalinga di birra.
Di seguito una traccia del mio intervento.
La birra invece si fa con l'orzo, con il grano, con la segale, con il riso o con il mais...
Il termometro inventato nel 1714 da Fahreinheit è all'origine dei primi "quaderni di bressaggio".
In un ambiente amichevole ho avuto modo di parlare di una delle mie due passioni, la domozimurgia, ovvero la produzione casalinga di birra.
Di seguito una traccia del mio intervento.
La
birra non si distilla. Il vino, la birra,sono fermentati. Non si usa
l'alambicco per produrli.
La
birra è cugina del vino e del sidro, ma anche dell'idromele.
I
distillati sono per es.: la grappa, il wisky
Birra
= Fermentazione
Un
“animaletto” mangia lo zucchero e produce alcool e anidride
carbonica
Cosa
dà corpo alla birra?
Non
l'alcool ma le maltodestrine (zuccheri) che non sono elaborate dal
Saccaromyces (Cervisiae o altri).
Se
diamo da “mangiare” al lievito tutti gli zuccheri avremo una
birra alcolica ma “secca” al palato.
Il
vino è frutto della fermentazione del succo d'uva, che è
zuccherino.
La birra invece si fa con l'orzo, con il grano, con la segale, con il riso o con il mais...
Ma
in quei prodotti non ci sono zuccheri! Ci sono gli amidi...
Come
fa l'amido a diventare uno zucchero?
Con l'amilasi.
Perchè
c'è birra e birra? Perchè
i fermentabili sono differenti e i lieviti sono differenti.
Storia
La
birra non è stata mai inventata! E' stata scoperta.
L'evoluzione
della birra è l'evoluzione dell'uomo. La prima traccia
dell'esistenza della birra viene da una tavoletta di argilla
dell'epoca predinastica sumera 6000 anni fa.
La birra d'orzo era chiamata sikaru (pane liquido) e che serviva a calcolare il salario-base degli operai (3 litri al giorno).
La birra d'orzo era chiamata sikaru (pane liquido) e che serviva a calcolare il salario-base degli operai (3 litri al giorno).
La
più antica legge che regolamenta la produzione e la vendita di birra
è il Codice
di Hammourabi
(1728-1686 a.C.).
Gli
Egizi chiamarono la birra "zythum"
e i greci vi si ispirarono chiamandola "zythos".
Le
tasse
potevano essere pagate in birra e, come per i Sumeri, il salario
minimo era liquido (due anfore di birra al giorno).
Il
"papiro
Ebers"
offre 600 prescrizioni
mediche
per alleviare le sofferenze e l'ingrediente principale dei
medicamenti è la birra.
Nell'anno
87 d.C. Tacito parla della birra dei Germani paragonandola al "vinus
corruptus"
I
galli migliorano
tre aspetti del fare la birra:
1)
utilizzano pietre riscaldate per la cottura;
2)
inventano le botti per
un più lungo periodo di conservazione (fino a otto mesi).
3)
inventano una famosa pozione
magica mescolando
ad una birra di frumento una parte di idromele.
I
monaci
Perfezionarono
in modo significativo i metodi di brassaggio e diventarono fino al
XII° secolo detentori esclusivi delle conoscenze e delle tecniche di
produzione.
Fare
e vendere birra costituì un privilegio concesso dagli ecclesiastici
in licenza ai privati.
Le
corporazioni
Con
la nascita delle corporazioni, quella dei produttori di birra divenne
una delle più influenti.
Nel
1376 ad Amburgo operavano 457 birrai di due differenti categorie: i
birrai "di mare" e quelli "di terra" che
vendevano al mercato locale.
Il
"gruyt"
I
Crociati contribuirono all'incremento dell'utilizzo delle spezie che,
portate dalle spedizioni in Oriente, danno senza dubbio una birra di
qualità superiore.
Con
l'irresistibile ascesa del luppolo (XIII° secolo) il gruyt cadde in
disuso. Tuttavia l'impiego di spezie non sparì completamente.
Il
luppolo
E'
conosciuto sin dai tempi più remoti per i suoi effetti soporiferi e
calmanti: appartiene alla stessa famiglia della Cannabis.
I
lavoratori delle vecchie fabbriche di birra, trattando il luppolo,
dovevano interrompere il lavoro periodicamente per evitare di cadere
addormentati.
L'utilizzo
del luppolo è pratica antichissima ma la luppolazione sistematica
del mosto prese piede nel
XIII° secolo. Un grande contributo fu dato dalle ricerche della
botanica Suor
Hildegard von Bingen
(1098-1179) dell'Abbazia di St. Rupert in Germania.
Qualche
resistenza si ebbe in certe zone inglesi che, nonostante
l'introduzione del luppolo da parte degli immigrati fiamminghi, lo
accettarono pienamente solo alla fine del XVI° secolo.
La
scienza
Il termometro inventato nel 1714 da Fahreinheit è all'origine dei primi "quaderni di bressaggio".
Alla
fine scopersero che non era Bacco a fare la magia...
Leuwenhoeck
nel 1680 identificò il
lievito della birra ma
non fu in grado di spiegarne nè la natura nè l'azione. Fu nel 1739
a Cagniard-Latour ad attribuire la fermentazione della birra ad una
cellula di lievito. La sua teoria, basata su una cellula invisibile,
fu duramente contestata dagli scienziati dell'epoca, ma già l'anno
dopo
Anton Dreher
e Gabriel Sedlmayr identificarono il lievito come l'ingrediente
segreto che faceva la gloria delle birre bavaresi.
I
lavori di Pasteur
sulla
fermentazione del 1876 spianarono la strada alla comprensione
dell'azione del lievito e a quella dei batteri responsabili dei
problemi che portano al cattivo gusto.
I
risultati delle sue ricerche spinsero le birrerie ad equipaggiarsi di
laboratori di ricerca.
lunedì 8 febbraio 2016
MF incorona la linea UDF5 tra oltre 300 linee di gestione
Sono lieto di comunicarvi che il settimanale MF ha messo al primo posto la nostra linea di gestione UDF5 tra oltre 300 concorrenti.
Qui trovate il link all'articolo completo.
Qui trovate il link all'articolo completo.
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